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Social Food Addicted e il comportamento dei brand

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Social Food Addicted via Shutterstock

Hai mai fotografato un piatto del cibo che hai mangiato? E hai mai condiviso la fotografia (rigorosamente modificata con i giusti filtri in modo da renderla ancora più bella e perfetta!) su un social network, ad esempio Facebook o Instagram? Di sicuro la tua risposta sarà si!

Ormai siamo sempre più social dipendenti, non riusciamo proprio a stare senza essere collegati ad almeno un social network. Ci piace fare foto con i nostri amici, ci piace farci i selfie, per non parlare delle ultime tendenze e mode riguardanti i fenomeni Snapchat e Instagram Stories: due social che ti permettono di riprendere momenti della tua vita in streaming, in diretta “face to face” con tutti gli altri utenti a te collegati.

Siamo tutti noi, compreso te (nessuno escluso quindi!), schiavi di questi nuovi media appartenenti alla sfera della comunicazione, tanto da volere la voglia e il piacere di condividere con amici e non, tutto quello che facciamo, specialmente ciò che mangiamo.

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Il contesto:

Il cibo quindi è in qualche modo diventato il protagonista di tutti i canali social. Non ci credi? Apri Instagram e prova a cercare l’hashtag #food: quanti post compaiono? Tantissimi!
Piatti fotografati dall’alto, lateralmente, facendo lo zoom su un dettaglio. E quanti colori e giochi di combinazioni e d’arredo: tutto è studiato nei minimi dettagli per cercare di scattare una foto che sappia emozionare chi la guarda e sappia coinvolgerlo ed attirarlo a visitare la pagina ad essa collegata. Una buona strategia di persuasione non trovi?

Per non parlare del diffusissimo hashtag #foodporn: il web sembra impazzire per questo! Qui puoi trovare non solo foto di piatti di cibo scattati in maniera professionale, ma anche foto più “reali” scattate con cellulari o tablet solo con l’intento di condividere con altri i propri gusti o alcune ricette fatte autonomamente senza l’aiuto di nessun food blog.

Quante volte tu o qualche tuo amico, prima di iniziare a mangiare, avete prima fotografato il piatto che avevate ordinato? Perché è un piatto di una forma o di un colore particolare e mai visto prima, perché il cibo è stato preparato con cura e attenzione o perché…beh lo sai tu il perché!

L’atto di fotografare il cibo è un gesto che compiamo quasi automaticamente un po’ perché ci piace ed è di moda e un po’ perché è un modo per affermare, comunicare e condividere il nostro status symbol. Per soddisfare ogni esigenza e richiesta di tutti i consumatori, sono nate delle figure in grado di dare delle risposte veloci e semplici. Di cosa sto parlando? Dei food blogger ovviamente! Di sicuro avrai sentito parlare della “mamma” di tutti noi Cristina Parodi o del “salutare amico” Marco Bianchi: la prima cucina qualsiasi tipo di piatto adatto ad ogni gusto; il secondo invece è più attento agli ingredienti che utilizza e colpisce prevalentemente un target composto da consumatori salutari, perlopiù vegetariani o vegani.

Per non parlare delle numerose trasmissioni televisive dedicate a questa nuova tendenza social-alimentare. “Masterchef”, “Back Off”, e l’intramontabile “La prova del cuoco”: semplici programmi che riescono a tenere incollati alla TV milioni di consumatori o food lovers. Anche in questo caso (come per la condivisione del cibo tramite la fotografia), inconsciamente si va a creare una rete di utenti che condividono tra loro gli stessi interessi legati al mondo culinario: un vero network di consumatori e di appassionati che si scambiamo pareri e opinioni riguardo il mondo del food.

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Il comportamento dei brand:

Come descrivere in tre parole questo scenario che vi ho appena presentato? Con l’affermazione che siamo tutti dei veri e propri “social food addicted”. Al fine di alimentare sempre di più tale fenomeno e renderlo ancora più globale, molti sono i brand e le aziende che sfruttano proprio il web per aumentare la propria awareness e rendere sempre più partecipi i consumatori. Alcuni esempi?

Mulino Bianco invita gli utenti a registrarsi nel sito web o nell’applicazione “MioMulino” ed inviare il codice che si trova nelle confezioni di alcuni prodotti. L’azienda ha lanciato numerosi contest come “Le avventure dei ragazzi del mulino” in cui coinvolge il suo target di consumatori offrendogli numerose sorprese in caso di vincita. Altro contest in cui il consumatore diventa anche co-produttore è “Nel mulino che vorrei”: in questo caso l’azienda chiede al suo target di proporre nuove idee di prodotto e votare (sempre tramite registrazione sul sito o sull’app) le altre proposte.

Un altro interessante esempio in cui il brand vuole condividere i propri valori e coinvolgere i consumatori è Coca Cola. Oltre ad aver unificato sotto un unico brand tutte le categorie di prodotto e aver sviluppato diversi spot pubblicitari utilizzando l’hashtag #tastethefeeling, ha avviato una serie di contest. Il più interessante e coinvolgente, a mio avviso, è “Ogni bottiglia una canzone”. In che cosa consiste? Per ogni bottiglia acquistata si riceve subito una canzone, quella che vuoi tu, e hai inoltre la possibilità di partecipare all’estrazione finale del grande premio: partecipare assieme a tre amici ad un concerto in una città europea.

In tutti e due i casi, i brand Mulino Bianco e Coca Cola hanno saputo utilizzare in maniera ottimale il web, creando un legame tra l’atto di acquisto (e quindi la sfera offline) e la navigazione sia sul web che sui canali social (sfera online). Si tratta quindi di una strategia vincente in grado di coinvolgere il consumatore a 360 gradi, aumentare la brand awareness e la fedeltà dei clienti.

E tu, hai mai partecipato a qualche contest o sei registrato in qualche sito di un brand legato al settore food?

 
 
AUTORE

Barbara Todeschini

Laureata in Marketing e Comunicazione. Fashion e food addicted, ama fare sport e adora scrivere. Inarrestabile e mai ferma, è determinata a raggiungere i suoi obiettivi e a realizzare i suoi sogni.
 
 

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