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Piano editoriale social: è tempo di cambiare formula

Come di recente ha ben sottolineato Skande nel suo blog, il crollo delle fanpage nei risultati organici è ormai palese, solo 6 utenti su 100 vedranno il post della fanpage dell’azienda tal dei tali su Facebook, di seguito qualche mal di pancia che potrebbe essere condiviso da più di un social marketer:

  • una web strategy basata principalmente su Facebook quando Twitter e Linkedin cominciano a rivelarsi strategici”
  • un impianto di piano editoriale con un post al giorno, molto basato sul contenuto di qualità”
  • assenza di budget di Facebook Advertising
  • impossibilità di controllare altre leve al di fuori della fanpage

Quanto sopra è probabilmente il mix perfetto per il suicidio social 2014. Nel periodico “back to basics” che proponiamo ai nostri lettori vi è senza dubbio un richiamo alla dicotomia tra brand awareness e lead generation come obiettivi di marketing, e proprio in questa dicotomia è racchiusa la triste verità del punto elenco precedente: senza advertising anche la brand è depotenziata, e senza controllare le altre leve di web marketing (il sito e la web analytics su tutte) è difficile fare lead generation. L’idea forte che sta dietro questo ragionamento passa da 5 spunti per il piano editoriale di domani:

    • Passare dal contenuto al contenuto promosso: non è più possibile pensare ad un contenuto per il web ed i Social Media, senza ragionare su un budget di advertising dedicato al contenuto stesso o alla pagina che lo ospita
    • Privilegiare l’engagement: se un tempo i like acquistati potevano fare “ne bene ne male” oggi tutto quanto è poco interessante è deleterio. Pagine poco interessanti, ingaggianti o pervase di incuria sono la tomba dell’ingaggio, che rappresenta il passo precedente alla caduta nel baratro dell’invisibilità social
    • Scrivere meno: per creare dei contenuti di qualità oggi è importante arricchire ogni testo, video o immagine con qualcosa che faccia “cadere dalla sedia” l’utente, e non parliamo della dinamica ironica del video virale, servono contenuti unici, difficilmente scovabili altrove
    • Analizzare: dove impatta il nostro contenuto? Su quale metrica? Su quale obiettivo di business? Come è possibile oggi fare social media marketing senza avere chiaramente in mano un pannello di analytics, e magari anche di web analytics?
    • Siete un violinista nell’orchestra, non un tenore: mettere gli status nella pagina Facebook è mestiere che anche una scimmia ben addestrata potrebbe sviluppare, sapere quando e cosa scrivere, gestire la conversazione, promuovere un contenuto e far si che tutto sia oliato in accordo con quel lancio di prodotto che tanto ci sta a cuore e che ha coinvolto una campagna di advertising trasversale, un lavoro di pubbliche relazioni e un investimento su Google, ecco quello è un mestiere vero. Solo suonando bene assieme la musica sarà di qualità

 

Tutto questo impatta pesantemente sul piano editoriale, sulla quantità del contenuto, sul tracciamento dei link e sul web budgeting globale. Siamo chiamati a capirlo con urgenza, o ci troveremo soli nelle nostre pagine, a predicare nel deserto.

Credits immagine: taylorclark.co

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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