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Licensing: la moda del futuro, il futuro della moda

Ragioniamo molto spesso sull’importanza del “fattore moda” e nel contempo sulla crisi di competitività delle imprese italiane, soprattutto quelle artigiane, che incontrano paurose difficoltà a reggere l’impatto delle varie “mazzate” al fare impresa: burocrazia, tassazione, cina, crisi congiunturale e mancanza di creatività.

Proprio la creatività ed il marketing sono le leve di cui noi discutiamo più spesso e sulle quali forse abbiamo la possibilità di spendere due parole. La tendenza per il futuro, a nostro avviso, si chiama licensing. Le grandi aziende hanno capito che oggi la produzione è standardizzata, penso a peugeot, citroen e toyota (spero di non sbagliarmi su quest’ultima) che co-producono una vettura che per motori e meccanica è identica e addirittura (parola di concessionario) si trovano a dover attendere mesi per consegnare un’auto visto che tutte e tre le marche devono fare numeri simili a causa di accordi commerciali ed è quindi necessario attendere chi resta indietro. Ma come si lascia indietro qualcuno?

La parola chiave è differenziazione: modificare gli interni, regalare un navigatore o un telefonino bluetooth, far disegnare i sedili allo stilista (Lapo e diesel per la nuova 500) sono tutte operazioni che esaltano l’idea di prodotto unico e personalizzato (seppur in serie) ed evocano valori di moda giovane (peugeot e sweet years) o alta moda (D&G e citroen). Non solo vetture però.. la recente invasione dello stile ha fatto centro, negli ultimi mesi, anche nel mercato dei telefoni cellulari: se prada ha aperto le danze in compagnia di LG, segue a ruota Armani che ha recentemente siglato un accordo con samsung per la produzione di telefoni ed altri prodotti tecnologici in stile. Ma anche il nokia n73 brandizzato luna rossa è di certo una perla.

Viene da chiedersi, chi compra questi prodotti? Probabilmente il target è la clientela che ama pensare di guidare, possedere o utilizzare un prodotto unico o quasi e comunque condivide quei valori di marca che caratterizzano il prodotto. Questo tipo di innovazione è di certo interessante, si tratta di miglioramenti non radicali ma incrementali e di marketing che possono però cambiare pesantemente il volto del prodotto.

E le pmi? I casi di successo visti sono riconducibili principalmente alle grandi aziende (in foto la mini mosaicata da Bisazza come eccezione che conferma la regola ma in questo caso si tratta di un prodotto bandiera più che di un prodotto da catalogo), ma le nostre piccole e medie imprese cosa possono fare? la domanda da fare è questa: se paragonassimo il nostro artigiano ad un produttore di auto, a chi potremmo paragonare lo stilista che gli personalizza il prodotto in chiave creativa? A nostro avviso è la figura del designer che ad emergere dalla ricerca. E’ cosi impossibile immaginare una pmi ed un designer che si accordano per realizzare un prodotto innovativo mediante un’azione di co-marketing?

Giorgio

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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