Lo scorso 12 giugno siamo partiti in direzione Riccione per partecipare a Sport Digital Marketing Festival, un evento unico nel suo genere dedicato interamente al digital marketing nel settore sportivo. Tantissimi gli ospiti presenti, tra cui sportivi, giornalisti e professionisti del marketing, i quali hanno portato sul palco la loro testimonianza. Una giornata intensa e ricca di approfondimenti utili a comprendere le dinamiche dello sport-business e il giusto approccio ai social media in questo ambito.
Tra gli speaker presenti al Festival, Carlotta Silvestrini (esperta di marketing strategico e brand management) ha spiegato al pubblico il valore di un brand e il significato di brand management, portando come esempio l’impatto di Cristiano Ronaldo sul mondo Juventus.
Al termine dello speech abbiamo intervistato Carlotta, che ci ha lasciato diversi spunti interessanti.
Carlotta, raccontaci brevemente qualcosa di te, di come sei arrivata a scegliere la tua professione.
La mia professione è stata un percorso (e come tale ancora evolverà). Mi piace dire che anche io sono partita tuttologa, ai tempi in cui il web non era definito e quindi era normale cercarmi per assemblare un PC, rimuovere un virus, fare un sito web, un logo o la locandina di un evento. Mi sono sempre sporcata le mani e non si contano i “pagamenti in visibilità” che a inizio carriera mi sono trovata sul conto in banca. Con gli anni ho capito che la mia forza era più la strategia che l’operatività, quindi mi sono spostata gradualmente verso ciò che aveva davvero un valore aggiunto da parte mia. Un po’ per attitudine, un po’ per capacità acquisite negli anni, alla fine il riposizionamento di marca è stata la risposta finale. A oggi stiamo espandendo l’azienda, sono entrati nuovi soci e possiamo affrontare un intero piano di rilancio e ristrutturazione aziendale.
Ci può dire due parole sui progetti più interessanti e sfidanti in ambito digital sport che segui?
Sono una grande appassionata di auto, quindi sono particolarmente affezionata a Paolo Andreucci e Anna Andreussi, i campioni italiani di Rally che seguo come consulente da diverso tempo. Per loro ho definito il posizionamento dell’app Andreucci Co-Drive come “Virtual Co-Driver” e con i miei soci li stiamo affiancando in alcune operazioni a essa correlate, ma come potete immaginare gran parte della nostra professione è coperta da NDA.
Secondo te qual è la miglior strategia digitale per coinvolgere e mantenere fidelizzati gli utenti in questo settore?
Conoscere a fondo i propri valori, crederci fermamente ed essere sicuri di comunicarli in modo costante e coerente. Non serve altro. È di una banalità disarmante, ma vi posso garantire che tutta questa corsa ai “segreti per il successo” serve solo a vendere fumo. Le aziende che vendono nel tempo sono quelle che hanno il coraggio di difendere a spada tratta i loro valori, da Ferrero che si rifiuta di togliere l’olio di palma dalla Nutella a Nike che non teme la scelta di un testimonial scomodo.
SEO, PR, Copywriters, Social Media: quali tra questi aspetti del marketing digitale andranno ad impattare di più sul futuro dello sport?
PR. Le relazioni sono tutto, soprattutto per chi vende identità e fiducia. Per chi si limita a vendere prodotti fisici sarà sufficiente un buon copy e un bel budget per l’advertising, ma la moneta di scambio tra un fan e il suo sportivo o la sua squadra è fatta di emozioni e fiducia. Poi i social sono e rimangono un canale, il copywriting è un modo strutturato di comunicare, la SEO è uno strumento funzionale al raggiungimento della domanda espressa. Ma le relazioni che creano e alimentano fiducia sono e rimangono la base di tutto.
