HomeBlogStrategie di MarketingL’importanza di lasciare il 20% delle ore di lavoro dei propri dipendenti all’innovazione e al miglioramento

L’importanza di lasciare il 20% delle ore di lavoro dei propri dipendenti all’innovazione e al miglioramento

A grandi linee le attività che vengono svolte da un dipendente si possono classificare in due modi: algoritmiche ed euristiche.

Le prime, quelle algoritmiche, richiedono che il lavoratore segua una serie di istruzioni secondo una procedura ben definita, giungendo sempre allo stesso risultato una volta ultimata l’attività.

I compiti euristici, invece, richiedono uno sforzo intellettivo maggiore in quanto non c’è alcun algoritmo risolutivo da seguire per il completamento di tali attività ed ogni volta deve essere trovata una soluzione nuova tenendo conto di vari fattori legati alle risorse a disposizione, dell’ambiente e dell’obiettivo da raggiungere. Questa differenza è fondamentale e segue ogni dipendente da quando entra in azienda e, facendo carriera, gli vengono assegnati compiti sempre più euristici.

Molte aziende negli ultimi 5-10 anni hanno raggiunto importanti risultati dando la possibilità ai propri dipendenti a qualunque livello, di dedicare un quinto della propria settimana lavorativa ad un side project in cui, con un team di colleghi, ci si occupa di sviluppare idee fortemente innovative. Nel caso in cui il progetto portato avanti desse buoni risultati, l’azienda avrebbe tutto l’interesse nel continuare lo sviluppo del progetto.

Anche alcune multinazionali di successo hanno capito subito l’importanza di questa concessione ai propri dipendenti. Il caso più famoso è senza dubbio quello che ha portato all’invenzione dei Post- It presso la 3M. Una semplice idea nata durante i canti in Chiesa di un dipendente e alcune ore di lavoro con un collega chimico hanno permesso di brevettare uno dei prodotti di punta di una delle più grandi aziende del mondo. Va segnalato che la 3M non è nuova a simili approcci alla gestione del personale dato che è stata anche una delle prime aziende al mondo a sperimentare il ROWE. Inoltre in un Paese come l’America ed in un’era come gli anni ’40, il Presidente della 3M William McKnight affermava un concetto ancora oggi futuristico legato alla gestione del personale “hire good people, and leave them alone. […] Those men and women to whom we delegate authority and responsibility, if they are good people, are going to want to do their jobs in their own way”.

Considerate quanto potesse essere lungimirante un simile discorso quasi 70 anni fa.
È evidente che questa metodologia porta vantaggi ad entrambe le parti: l’azienda ha una serie di “startup interne” che potrebbero risultare interessanti mentre il singolo dipendente, essendo chiamato a svolgere compiti più euristici e meno ripetitivi del solito, sarà maggiormente motivato.

Vale la pena di ricordare come, secondo l’imprenditore americano Jeff Gunther, essere un manager non significa girare per gli uffici a controllare se i lavoratori sono alla loro scrivania. Significa invece cercare in tutti i modi di creare un ambiente dove i dipendenti possano svolgere i loro compiti nel miglior modo possibile, lasciandogli ampia autonomia sulle scelte che riguardano l’operatività del proprio lavoro. L’idea di dare maggior libertà al dipendente è stata ripresa dalla software house australiana Atlassian che ha inventato la regola delle quattro T per descrivere il lavoro dei propri dipendenti: their task, their time, their tecnique and their team. Proprio Atlassian è stata una delle prime aziende al mondo ad adottare questo principio del 20% del tempo dei dipendenti istituendo i FedEx days e gli Indipendence days in cui i lavoratori si dedicano a progetti per creare qualcosa di nuovo con la collaborazione dei colleghi.

Un’altra azienda fortemente impegnata da questo punto di vista è Chartbeat. Startup americana con lo scopo di creare una dashboard on line da cui monitorare gli accessi al proprio sito web. I dipendenti del HQ newyorkese ogni sei settimane hanno un’intera settimana lavorativa da dedicare a self-started project che poi, se meritevoli, finiscono nella pagina del Charlbeat Lab in attesa di essere portati avanti.

Uno dei casi più famosi dal punto di vista mediatico riguarda invece il gigante di Mountain View che all’inizio del secolo è cresciuto molto rapidamente, pur mantenendo la fama di uno dei migliori posti al mondo dove lavorare. La politica di dare ai propri dipendenti una quota di tempo a disposizione per lavorare a propri progetti ha dato vita a prodotti di grande successo come Google News (creato da Krishna Bharat) e Gmail (creato da Paul Buchheit).

Tali iniziative, come già ricordato nel caso della 3M, non riguardano solo le aziende digitali, per esempio esistono aziende del settore mobile-arredo che una volta all’anno indicono un concorso per far disegnare uno dei propri prodotti ai dipendenti. Possono partecipare tutti: dai manager agli operatori della produzione.

Dopo aver analizzato alcuni dei risultati raggiunti dalle aziende che hanno lasciato che i propri dipendenti dedicassero un quinto del proprio tempo all’innovazione, vediamo insieme un piccolo esercizio pratico compreso tra i Type I toolkit descritti da Daniel Pink in Drive. L’idea è molto semplice e si basa sul concetto di dedicare il 20% del proprio tempo libero allo sviluppo di un proprio progetto, meglio se qualcosa che da tempo abbiamo nel cassetto ma che continuiamo a procrastinare. Le possibilità di fallimento sono abbastanza alte, è vero, ma immaginate se l’idea avesse successo e voi poteste finamente cambiare la vostra vita e fare solo quello che vi piace…sicuramente vale la pena di provarci!

 
 
 
 

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