Non sono mai stato convinto che i social network possano sostituire i blog come angoli di discussione, allo stesso modo non ho mai amato i forum perchè antiestetici, se ben gestiti però i gruppi di facebook possono avere una certa risonanza, è il caso di social media interference animato dall’ottima Michela Simoncini di Intarget.net. La domanda del giorno è la seguente:
Che si tratti di dover scegliere un tirocinante, un dipendente o un collaboratore esterno, come selezioneresti un addetto al Social Media Marketing?
Quali domande faresti per capire a che livello si trova, in cosa e come potrebbe aiutarti? Come valuti quanto è “connesso” e attivo sui social network, se è attivo nella produzione e condivisione di contenuti o se “legge e basta”?
In base a quali parametri diresti che è agli inizi o che è un guru?
La mia risposta:
Personalmente gli chiederei di scrivere un post, valuterei se lo tagga, se immagina di distribuirlo da qualche parte, se lo rilancia utilizzando altre piattaforme..
Interessante il dibattito successivo che riassumo per argomenti e domande:
– Francesco Piersimoni cita folksonimy e social news
– Amleto Elia punta sull’importanza delle metriche di SMM
– Roldano De Persio, acuto, cercherebbe su google il nome del candidato
In linea tutti gli altri che mi scuso nel non citare, sottolineo lo scetticismo sulle metriche di Fabio Sutto, che in parte condivido, in parte perchè paleso un gap di competenza su un argomento che è in questi giorni contenuto nei testi sulla mia scrivania. Riprendo sempre sul gruppo:
Condivido Fabio! La differenza tra uno smanettone che sa loggarsi su facebook e uno specialista dei social media a mio avviso sta nella strategia, lo specialista deve avere bene in testa le strutture e le dinamiche di rete (con qualche buona lettura di economia dell’informazione in questo senso), le regole economiche sottese e il rapporto tra questo strumento e il digital marketing mix (relazione tra seo / sem e social media, rapporto con altre unità o specialisti che gestiscono il mktg digitale aziendale), inoltre visto che parliamo sempre erroneamente di marketing&comunicazione se il seo è più marketing (vendite) qui siamo molto vicini alla comunicazione e quindi è imprescindibile una bella riunione con il manager di comunicazione (anche off line) dell’impresa, questo richiede competenze di un certo tipo e conoscenza del marketing in generale, in particolare se questi strumenti vengono utilizzati dalle grandi imprese, non sembra ma il SMM non è cosi banale..
E mi risponde a tono Alessandro Venturi:
Non sono molto d’accordo… anzi per nulla con gli utlimi che hanno scritto
1. Stiamo parlando di uno specialist e una figura orizzontale come quella descritta da giorgio mal digerirebbe la specializzazione, magari sotto la direzione di un manager
2. Per loggarsi su facebook non serve certo uno smanettone, ci riuscirebbe pure mia nonna pace all’anima sua. Questo concetto che chi fa un uso intensivo d internet sia un geek o un dropout mi sembra una cosa da dinosauri, ideale per una copertina di Panorama o l’Espresso
3. Cazzeggiare nei SN significa fare libera sperimentazione, la logica del lavoro=roba seria e dopolavoro=cazzeggiare appartiene ad un’impostazione fordista del lavoro. Anzi, finchè usi Internet per far contento il cliente non farai molta strada perchè sarai limitato
4. Quello che spegne il PC alle 17.59 se ha finito il suo lavoro e l’ha fatto bene, può anche andare a coltivare interessi fuori dal lavoro e arricchirsi personalmente e socialmente nei SN offline tipo bar, calcetto, case di amici. Il giorno dopo potrebbe portare qualche nuova idea ed esperienza sul lavoro, oltre ad essere più riposato ed efficiente. Io diffiderei di una persona connessa 14 ore al giorno dal posto di lavoro
5. La persona che “magari sa cos’è un virale e ha postato centinaia di video in giro ma potrebbe non avere idea da che parte iniziare per promuoverne uno”, sicuramente non la trovo con Google, perchè se la trovassi vorrebbe dire che qualche nozione ce l’ha. E se è vero che “frequentare i SN o avere un blog non significa assolutamente saperli usare per raggiungere degli obiettivi” a maggior ragione se uno non li frequenta ne saprà ancora meno
Io replico:
@ Alessandro: credo che una figura di specialist puro sia sostenibile per 4/5 forse 10 agenzie in Italia, non di più. E’ inutile che stiamo a raccontarcela (e non mi riferisco a te), uno specialist non può essere tutto il giorno a riflettere su social network design e “facebook oriented copywriting”, serve anche il lavoro vero.. se necessario accompagnerà l’account o il client manager dal cliente o più facilmente si relazionerà con lo stesso. Forse questo è poco corretto nella figura dello specialist ma qui entriamo sul gestionale, una filiera del tipo account –> manager –> specialist –> operativo rischia a mio avviso (e l’ho testato) di portare ad una perdita di conoscenza dal primo al terzo passaggio (quello in cui interviene lo specialist) che potrebbe inficiare la strutturazione dei desisderata destrutturati raccolti dall’account presso il cliente.
Gli elementi non mancano.. voi che ne dite?