Di Claudia Ferrari di salsadigitale.net
Siete incapaci di rimanere su di un articolo di giornale per più di 5 minuti? Cercate disperatamente il Ctrl+z quando state compilando un lungo e burocratico modulo? Pensate che i tool di search dovrebbero essere implementanti anche all’ingresso dei supermercati per rendervi la vita più agevole? Tranquilli, siete in buona compagnia.
Mi ricollego al corriere.it che con un titolo provocatorio (Generazione web sott’accusa
“Stupidi e deconcentrati”) riporta le sensazioni e le considerazioni di Nicholas Carr – ex direttore della Harvard Business Review. L’illustre studioso, seguito a ruota da molti intellettuali di pari grado, sottolinea il disagio verso una tendenza radicata: usufruire del mondo ad una insolità velocità. La principale conseguenza? Demolizione della capacità di concentrazione.
In un’epoca in cui possiamo godere dell’accesso comune, diretto e democratico a centinaia di milioni di dati, finire un libro sta diventando una specie di “Mission Impossible”. Quel che più atterrisce è la sensazione descritta dal premio Pulitzer Leonard Pitts nel suo tentativo di recensire una pubblicazione: “Mi sono imposto di restare per ore su una sedia scomodissima. Ce l’ho fatta, ma alla fine avevo una sensazione di vuoto, di colpa per essermi allontanato per tanto tempo dal mondo”.
Chiamare in causa Google è praticamente scontato, lo stesso Carr intitola il suo articolo «Is Google making us Stoopid?» () citando il più famoso tra i motori di ricerca quale sinonimo di internet e rappresentante della moderna frenesia.
Ma non è proprio il pagerank l’algoritmo che più si avvicina a come la mente richiama le informazioni? Google è un pretesto, un comodo capro espiatorio, o la sua pervasività e il suo dominio incontrastato possono essere parzialmente responsabili della spinta all’accelerazione mentale? E sopratutto, c’è qualcuno che vuole investire in tool di search nei supermercati?