Era il 30 marzo 2008 quando senza troppa fantasia pronosticavo “dall’altra sponda” quello che sarebbe poi divenuto un fenomeno piuttosto accettato e condiviso: il blogger engagement. Oggi i blog non vanno più di moda, c’è Facebook. I blogger che hanno avuto la fortuna di divenire mainstream hanno scalato, e vivono a tutti gli effetti controllando un media. Altri continuano a coltivare il proprio orticello per passione, altri ancora come chi scrive utilizzano il blog per motivi diversi, riassumibili in personal branding e quaderno degli appunti. E le aziende? C’è chi chiude, chi arranca, chi prospera. Palese è però la presenza di alcuni sciacalli pronti a banchettare sui blog, soprattutto sui blog aziendali. E’ vero, la conversazione si sposta sui social networks cannibalizzando i blog, è vero anche che il blog è costoso e difficile da gestire, come è vero che sempre più spesso gli utenti si appropriano di questi strumenti per lamentare carenze o problemi. Insomma un disastro. Io però non la vedo così, e 5 motivi per “tenere duro” li elenco volentieri.
- Il blog è nostro (e decidiamo noi): nessun profilo, nessun amico, nessun gruppo. Il blog è senza dubbio un media a due vie ma la discussione mantiene un flusso ben definito ed il project manager è artefice del destino del blog, e del rapporto dello stesso con gli utenti. E soprattutto non si rischia che domattina Mr. Zuckerberg si svegli male e cambi le regole del gioco.
- Il blog è amico dei motori di ricerca: se è palese che i motori di ricerca potranno ignorare sempre meno le attività sui network sociali, è altrettanto chiaro che contenuti e link popularity continueranno ad essere importanti. E la presenza dei nofollow link nei principali social networks rende i blog particolarmente eletti per l’agognata social search.
- il blog è un sito internet: il blog, grazie ai cms flessibili che lo caratterizzano ma anche alla sua struttura, è a tutti gli effetti un sito web. Per questo motivo è possibile sviluppare su questi spazia attività complementari al sito in termini di contenuti ma anche tutte quelle analisi e quei testi soprattutto per quanto riguarda ottimizzazione e usabilità che Facebook e co ancora faticano a garantire.
- Il blog non è un sito internet: le aziende hanno la possibilità di usare il blog come strumento sperimentale, di supporto al sito internet e/o complementare allo stesso. Spesso il blog è lo spazio ideale per ospitare contenuti che nel sito non troverebbero spazio, per ragioni di policy o tecniche.
- Il blog racconta una storia: il blog è il luogo in cui l’azienda può dire la sua, con articoli non “a scadenza immediata” e contributi di valore, senza dubbio un repositorio, una memoria storica del sapere aziendale che bisogna far conoscere.
Un pò come gli anziani che vanno a messa la domenica con l’alfasud, probabilmente chi è cresciuto con i blog come moda (in loco del tempo dei social networks che oggi viviamo) continua a nutrire una particolare simpatia verso lo strumento, anche da interessato però ritengo che l’epoca dei blog non sia finita e che nel tempo la struttura e le spalle robuste degli stessi li porteranno a mantenere un ruolo importante di collante tra il sito aziendale e i network sociali e contenitore della conoscenza aziendale, oltre che di punti di contatto diretto con l’utenza e interessante strumento di database marketing. Speriamo di non sbagliare.