Pur scontando la complessità e le frenesia delle giornate tipiche di noi bottegai del social media marketing, ho dedicato un po’ di tempo all’analisi di tre contributi che avevo messo in “to read list”, e come mi aspettavo gli spunti non sono mancati, partiamo dalle fonti:
- Engagement rate 2010 by frozenfrogs
- Un framework di marketing e comunicazione per i canali web e mobile, passando dai social media by doctorbrand
- Social network aziendali nuova via dello sviluppo by Ilsole24ore
In sostanza i tre contributi, complementari ed interessantissimi, disegnano un presente e futuro dei social networks con le aziende sempre più coinvolte e spasmodicamente alla ricerca del fan in più o della visita al sito, ma soprattutto oggi in rete non va più di moda la sana vecchia sperimentazione, il prova-osserva-mettinpratica-e-riprova tanto caro ai SEO. Siamo tutti strateghi, ricordate il caso bmw.de? Un SEO epic fail che ha fatto rumore, ma mai quanto i social fail di oggi. La mia sensazione, tanto per capirci è che il social media marketing sia fatto più di parole che di competenze, più di slogan che di esperimenti, più di ridondanza autoreferenziale che di veri contributi dotati di senso. I tre esempi che porto almeno ci provano, e ci dicono tre cose fondamentali:
- Che alle aziende piaccia o meno, non possono fare a meno dei social media, anche perché anche non volendo esserci, i brand vi si trovano comunque grazie agli utenti o a causa degli stessi
- Rischiamo di impazzire, servono quindi metodo e numeri per tenere le fila della frammentazione, coriandolizzazione, puntiformità di questo scenario
- Il futuro per le aziende non sta solo nella presenza sui network sociali altrui ma anche nella promozione di branded social networks (vuoi vedere che mi tornano in auge i blogs?)
Provo ad aggiungere tre considerazioni, per contribuire alla discussione, sotto forma di consigli alle aziende, democratici per non escludere le pmi a me care:
- Non è vero che non si può fare social media marketing senza una strategia, è invece vero che lo si fa peggio e si rischia di perdere il filo del discorso. Sconsiglierei però di morire d’attesa nel riflettere sulla migliore delle strategie, provate e sbagliate, come facevano i vecchi SEO
- Sviluppate una strategia identitaria che tenga conto di tre fattori: obiettivi, risorse, interlocutori (che fa molto più social di “target”). Difendete i valori della marca, magari ripensateli con l’utenza, ma mettetevi in gioco.
- Puntate a risultati credibili (il social commerce si sta avvicinando ma è ancora lontano) e misurateli
Non vedo nell’attuale scenario di marketing sforzi statistici gaussiani o strategici napoleonici, vedo un gruppo di persone che ha sviluppato esperienze e può dare consigli, altri gruppi che con queste hanno incrociato dei numeri e primi ammirevoli tentativi di misurazione ed analisi dei dati. C’è molta strada da fare ma potremmo essere sulla giusta via, se ci ricordiamo del marketing tradizionale ed evitiamo i trionfalismi di una scienza in realtà ancora tutta da scoprire.