La sensibilità e l’impegno sociale danno il meglio di sé sui social media: grazie alla diffusione virale dei messaggi e al coinvolgimento diretto, le piattaforme social sono un’ottima “cassa di risonanza” cui affidare richieste di attenzione e condivisione.
Proprio attraverso i social media, spesso veniamo a conoscenza di disturbi e condizioni su cui ci sensibilizziamo…e una di queste è l’autismo. Di recente anche il magazine online Wired ha pubblicato un articolo sull’aumento delle diagnosi di autismo negli Stati Uniti e una delle ragioni che viene portata a spiegare questo incremento è proprio l’aumento di consapevolezza di questo disturbo, reso possibile dalla diffusione di informazioni cui senz’altro i social media contribuiscono.
In questi giorni, il Centro di Ricerca Comportamentale CE.R.CO., che opera nell’area dei Castelli Romani, sta portando avanti una campagna social per ottenere voti a sostegno della propria candidatura al Bando Aviva Community Fund: un’iniziativa della compagnia assicurativa Aviva a sostegno dei progetti delle organizzazioni non profit operanti sul territorio italiano, in grado di portare valore aggiunto alle comunità. In particolare, il Centro di Ricerca Comportamentale CE.R.CO. affianca le famiglie di bambini e ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico, favorendo l’apprendimento quotidiano grazie all’analisi applicata del comportamento (ABA – Applied Behaviour Analysis).
Che cos’è l’autismo?
Il disturbo dello spettro autistico è una sindrome comportamentale con esordio nei primi 3 anni di vita, alla cui base sono anomalie nello sviluppo neurologico biologicamente determinate (I.S.S. 2011).
A livello sociale appare crescente l’attenzione che i media dedicano a questa condizione, ma anche la maggiore presenza di persone con autismo nella scuola e nelle attività ricreative e sportive. Questa presenza è resa possibile da una maggiore conoscenza e disponibilità all’accoglienza, oltre che dalla diffusione di pratiche educative che favoriscono l’apprendimento di abilità sociali e relazionali. Purtroppo, malgrado l’attenzione al tema, anche a livello istituzionale, e l’emanazione di linee guida per il trattamento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, gli interventi che hanno dato evidenza di efficacia sono ancora totalmente a carico delle famiglie su gran parte del territorio nazionale. La scuola spesso fatica ad offrire un luogo adatto di apprendimento.
Questa lacuna amplifica, oltre alla sofferenza delle persone coinvolte, anche i costi. L’autismo infatti costerebbe più di malattie cardiache, cancro e ictus insieme. Sono dati relativi al Regno Unito riportati in uno studio della London School of Economics, pubblicato a giugno 2014 sul Journal of the American Medical Association Pediatrics, secondo il quale ogni persona con autismo pesa sulla collettività per circa 1,5 milioni di sterline. Pur non disponendo di dati analoghi per il nostro paese, è evidente come il costo sociale dell’autismo sia altissimo e che gran parte delle risorse siano indirizzate ad interventi assistenziali a bassa specializzazione protratti per tutto l’arco di vita.
Un intervento abilitativo specialistico e intensivo concentrato nei primi anni di vita contribuirebbe a ridurre i costi sociali legati a questo disturbo e soprattutto a garantire una vita migliore delle persone che ne sono affette e coinvolte.
La ricerca scientifica mostra come un trattamento educativo specifico, precoce ed intensivo possa migliorare le capacità adattive ed in molti casi condurre ad una completa indipendenza, risparmiando così alla collettività un costo economico enorme e restituendo alle persone con autismo e alle loro famiglie il diritto ad una vita felice (Lovaas, 1987; Eikeseth, Smith, Jahr, & Eldevik, 2002; Sallows & Graupner, 2005).
I comportamenti che caratterizzano questo disturbo sono, come tutti i comportamenti umani, frutto dell’interazione tra caratteristiche individuali e ambiente (Cooper, Heron, & Heward, 2007).
Se si vogliono insegnare comportamenti socialmente rilevanti e adattivi, è quindi indispensabile intervenire sugli ambienti in cui gli studenti con autismo passano la maggior parte del tempo. Per questo risulta fondamentale la formazione dei genitori di minori con autismo (Bearss, Burrell, Stewart, Scahill 2015), mentre la promozione di un lavoro integrato tra gli operatori coinvolti nella cura e assistenza, la loro formazione specifica, la promozione del lavoro di rete tra le varie agenzie e istituzioni coinvolte, la flessibilità del servizio nell’operare in luoghi e contesti diversi (casa, scuola, eccetera), sono riconosciute caratteristiche essenziali per servizi efficaci (I.S.S. 2011).
Il progetto candidato da CE.R.CO. all’Aviva Community Fund 2017 è incentrato proprio sull’implementazione di azioni formative e di consulenza che permettano di coinvolgere al meglio famiglia e scuola negli interventi abilitativi in favore di studenti nello spettro autistico.
Per sostenere e votare il progetto del Centro di Ricerca Comportamentale CE.R.CO è sufficiente registrarsi con la propria mail o account Facebook al seguente link e assegnare fino a 10 voti.
Perché tutti hanno diritto di imparare, ma non tutti imparano allo stesso modo. Grazie a CE.R.CO. è la comunità che educa.