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Economia della conoscenza: l’investimento culturale contro la crisi

Si discute da tempo, e il tema è d’attualità in questi giorni, il ruolo che gli investimenti in ambito culturale potrebbero svolgere per uscire dalla crisi economica.
Chiediamo ad Andrea Santagata, Ceo di Banzai Media e Founder di Liquida, se e come, in questa strada, Internet può essere un partner per la cultura.

Leggiamo che in Internet sono molto attivi i giovani, i laureati e i docenti di ogni ordine di scuola (Dati Audiweb Trends, settembre 2011). Si legge, inoltre, che in molti usano la rete per informarsi e imparare qualcosa di nuovo: l’offerta disponibile in rete è già in grado di rispondere a queste richieste?

A me sembra di vedere una situazione paradossale: uno dei primi collegamenti via Internet è infatti avvenuto proprio nel nostro paese, e in una Università, ma ad oggi mi sembra che Internet e Università, ricerca e cultura vivano, almeno nel nostro Paese, una relazione a volte a distanza.

Un altro motivo per cui la cosa è paradossale è che Internet non è altro che una rete di conoscenze collegate fra loro, virtualmente infinite, accessibili a tutti e, soprattutto, accessibili in modo nuovo. Faccio un esempio: Internet mette a disposizione, principalmente attraverso i motori di ricerca, strumenti di organizzazione dell’informazione che ne rivoluzionano l’accesso rispetto all’era pre- internet. Prima, era possibile trovare le informazioni per elenchi alfabetici, in archivi specializzati. Oggi, abbiamo tutti a disposizione quello che è virtualmente il più grande, e più accessibile, deposito della conoscenza umana. E possiamo trovarlo anche senza cercarlo in modo diretto, procedendo attraverso i vari collegamenti.

Un altro punto secondo me è essenziale: il fatto che in Internet l’informazione viene creata anche da non professionisti. Mentre nell’era pre-internet l’informazione era del tutto in mano ai professionisti della cultura e dell’informazione, oggi chiunque può riuscire ad aprire uno spazio di informazione, creando così una ricchezza e una pluralità di punti di vista impensabili finora.

Mi chiedo se non possiamo trovare proprio in queste caratteristiche di Internet alcuni ragioni per cui da noi la cultura ne resta ancora lontana: siamo ancora legati ad una visione ‘alta’ della conoscenza. Visione che ha in sé anche l’idea di lontananza, esclusività, irraggiungibilità. Oppure, più semplicemente, possiamo pensare che nel nostro paese sia spesso un problema generazionale: probabilmente, sono ancora in molti coloro che pensano e usano il computer più che altro come una macchina da scrivere evoluta e uno strumento ad uso personale.

 

Anche se Internet da noi è meno diffuso e utilizzato che in altri paesi, con l’Italia al 44° posto al mondo per diffusione di banda larga, nella scuola è in atto un percorso di aggiornamento in ottica 2.0. Che cosa significa questa nuova strada, secondo te, quali opportunità in più ci sono per la didattica, ma anche per la cultura in generale?

Digitalizzare la conoscenza e metterla a disposizione di tutti sarebbe una ricchezza tale che è perfino difficile da immaginare. Però ci sono molte difficoltà pratiche e l’e-learning ha ancora molta strada da fare. Quello che abbiamo a disposizione oggi, con i nuovi strumenti, ad esempio i blog, e i Media Sociali, è un altro tipo di rivoluzione: i nodi della rete non sono più solo le informazioni e le conoscenze, ma le persone. In questo modo, ci stiamo davvero avvicinando ad una specie di realtà parallela, in cui, come in tutti i centri di cultura del mondo, le conoscenze vivono nei libri, ma anche negli incontri e negli scambi tra le persone. Con la differenza, rispetto al mondo reale, che in Internet la porta è aperta a tutti e non esiste il concetto di distanza fisica. Tutti possono accedere alla conoscenza e tutti possono produrla. Internet, in questo senso, è riuscita a ricreare entrambi i livelli dell’Università tradizionale, quello umano e quello delle conoscenze, e a potenziarli. Questo, secondo me, ci dà un margine di azione molto ampio, che dovremmo sfruttare. Anche a livello economico.

 

Proviamo ad approfondire questo punto. Nel nostro paese, la cultura è spesso invocata come il bene su cui si investe poco, ma che potrebbe costituire una risorsa per rispondere alla crisi offrendo sul mercato globale qualcosa di unico, non riproducibile e non delocalizzabile: qual è la tua opinione?
La stessa cosa si dice spesso per il web: risorsa in espansione ma ancora poco sfruttata nel nostro paese. E’ possibile unire le due forze? come potrebbe Internet aiutare il processo di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale?

Faccio un esempio: prendiamo un piccolo borgo italiano sul mare, molto bello, poco noto soprattutto all’estero. Finora, poteva essere difficile per queste piccole realtà farsi conoscere e offrire i loro servizi sul mercato globale. Oggi, abbiamo a disposizione siti, blog e Social Media per far conoscere piccole realtà a nicchie di settore interessate. Lo stesso vale anche per chi offre servizi culturali: una scuola di italiano in una città di provincia, un museo civico, un progetto culturale, una piccola Università…

In Internet, è stato visto, si attivano processi di diffusione di conoscenze e cultura in modo spontaneo: ad esempio, è stato detto che Internet aiuta la diffusione del plurilinguismo: sarebbe interessante promuovere iniziative a sostegno di questi processi ‘spontanei’? E sul lato pratico: come potrebbero essere sostenuti, a livello economico, progetti 2.0 di questo tipo? Quale potrebbe essere il ruolo delle aziende in questo processo?

La pubblicità su un sito o un blog di nicchia non può facilmente diventare una vera e propria fonte di reddito, per questo servono numeri piuttosto grandi. Credo che la rete debba essere vissuta, in questi ambiti, come un’opportunità. Opportunità per farsi conoscere e offrire servizi off-line, nel mondo ‘reale’.
C’è stato un cambio di paradigma che ci sembra ormai naturale, ma in realtà ha portato delle grandi differenze rispetto al modo di creare e diffondere cultura. Prima, fino a non molti anni fa, erano in pochi a scrivere e creare cultura, per essere pubblicati servivano risorse, contatti, tempi lunghi e poi, alla fine di questo processo, non erano in molti ad usufruire della conoscenza così creata.
Oggi, ogni singolo blogger mette in atto l’intero processo da casa sua, a costi molto bassi, ogni giorno, in modo libero. Ogni singolo blogger crea qualcosa di nuovo, crea nuovi legami e nuova informazione. Con il tempo, questo suo lavoro genera contatti che possono raggiungere grandi numeri, ma, soprattutto legami tra persone che condividono degli interessi specifici. E questo può suscitare interesse anche negli investitori, perchè, nel tempo, si costruisce un valore, un valore duraturo e significativo, ancora di più in questo ambito, perchè legato a temi sensibili.

 
 
 
 

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