Paghereste 30.200 dollari per uno stage di 40 ore presso il noto magazine GQ? Settore marketing, ovviamente. Io non li pagherei ma, evidentemente, non siamo tutti uguali. Ha fatto il giro del mondo la notizia che un padre ha regalato via ebay al figlio questa esperienza che comprende, oltre al periodo di stage, vestiti firmati per 10.000 dollari ed altre civetterie da star.
Se volete spendere un pò meno con 8.000 dollari l’università del Wisconsin vi manda presso google 8 settimane, tutto spesato. Ma non mancano le possibilità in JPMorgan o NBC. Chi Sarà il prossimo? A onor del vero va detto che tutte queste iniziative nascondono finalità benefiche e di raccolta fondi ma il segnale è comunque significativo.
Attorno alla formazione e agli stage è nato un fiorente mercato che ha ben poco a che fare con l’inserimento nel mondo del lavoro, gli stage vengono oggi rinnovati di continuo e rappresentano una politica di lock-in delle imprese nei confronti dei dipendenti più vulnerabili e soprattutto giovani che, in queste situazioni, vengono sfruttati a basso costo con la giustificazione morale che al posto di riconoscere una paga si insegna allo stagista un mestiere. D’accordissimo con uno, anche due stage, diciamo 8 mesi in tutto per “capire come funziona” senza pesare su nessuno, è però necessario dare e avere in egual misura e dare onestamente un senso a questo strumento di ingresso nel mondo del lavoro.
Il placement è oggi una delle realtà più vive e complesse e le università non sempre aiutano nel rush finale della propria carriera scolastica, al momento di mettere la testa fuori, nel mondo del lavoro. Finiremo a pagare per fare lo stage?