È la “novità” fiscale del 2013: il redditometro. Strumento a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per combattere il fenomeno dell’evasione fiscale attraverso la stima del reddito del contribuente.
Il funzionamento del redditometro si basa sulla stima del reddito del contribuente il quale verrà confrontato con quanto effettivamente dichiarato e soltanto in presenza di uno scostamento tra reddito dichiarato e reddito presunto superiore al 20%, e comunque al di sopra della franchigia di € 12.000,00, scatterà l’accertamento.
La stima del reddito presunto (o congruo) avviene attraverso l’incrocio tra:
- le informazioni e i dati già noti e contenuti nelle banche dati a cui il Fisco ha accesso; in pratica vengono prese in considerazione le spese direttamente sostenute;
- le spese figurative, ovvero quelle spese statisticamente attribuibili al nucleo familiare di appartenenza del contribuente (consumi, investimenti immobiliari, mobili, mezzi di trasporto, sanità ecc.. ecc..). Sulla base di campioni statistici, l’Istat ritiene siano state mediamente sostenute in un anno una serie di spese contenute nella Tabella A allegata nel D.M. 24.12.2012.
Alla luce del risultato del redditometro il contribuente è, fino a prova contraria, un evasore. Spetta al contribuente dimostrare, in fase di contradditorio, di aver speso meno di quanto presunto dal fisco, di aver goduto di altri redditi diversi (donazioni, eredità o vincite), di aver beneficiato di risparmi accumulati negli anni, oppure di non aver sostenuto nessuna spesa (impresa, quest’ultima, assai ardua). L’onere della prova spetta al contribuente. Siamo noi che dobbiamo giustificare al fisco le nostre spese e con quali redditi sono state sostenute.
Onde evitare inutili allarmismi con conservazione di numerosi documenti fiscali (ricevute, scontrini, fatture) a volte anche inutili, se non per dimostrare che la spesa sostenuta è inferiore a quella presunta dal fisco, è fondamentale sapere come tutelarsi in caso di un eventuale accertamento. Tracciabilità è la parola chiave. La tracciabilità dei pagamenti (es. transazioni bancarie) può consentire una più facile ricostruzione, provenienza e destinazione nel caso di richiesta di chiarimenti da parte del Fisco. Questo è un aspetto da non trascurare, in particolar modo in presenza di donazioni da familiari e parenti.
Siamo in una sorta di “Grande Fratello fiscale”. Carte di credito, bancomat, bonifici e tutte le altre forme di pagamento con moneta elettronica sono tracce che lasciamo nelle banche dati, che possono essere utilizzate dalla lente fisco per valutare eventuali incongruenze.
Resta il dubbio se, in un momento in cui l’economia è in fase regressiva, il redditometro si presenti più come uno strumento utile ad aumentare la recessione, a diminuire i consumi e paradossalmente a favorire l’evasione piuttosto che prevenirla e contrastarla.
Concludo riportando alcune parole di “conforto” di Marco di Capua, Vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate: “il redditometro non sarà uno strumento di massa, ma al contrario dovrà essere utilizzato per casi di grande evasione”.
Sarà interessante vedere prima di tutto se sarà veramente così ma ancor più interessante sarà capire cosa accadrà alla categoria degli evasori totali, quelli che, per definizione, risultano invisibili….anche all’occhio del “Grande Fratello fiscale”.