Il bello di questo mondo è che è fatto di storie. Nessuno inventa nulla ma ogni giorno gli abili sensazionalismi che sappiamo rivenderci con classe ci fanno credere di essere sulla cresta dell’onda. Date un occhio a questa chart.
Technorati. 2004. Sono passati 7 anni. Ed è tutto come allora. Ho la presunzione di voler leggere solo in parte le fonti che riguardano l’epic fail del giorno, solo perché la mia tesi è più ampia e parte dalla goccia che fa traboccare il vaso. Giusto per contestualizzare lascio un pò di briciole di pane: l‘account twitter di Patrizia Pepe, il post incriminato di ninjamarketing, la pensata più strutturata di Tommaso Galli.
Io la penso come ho scritto su facebook, non mi auto-censuro, perché sarebbe troppo comodo:
Il tweet di risposta ai ninja è fenomenale, la realtà è che i social dicono quello che i social media manager vogliono che questi dicano, il brand lecca il culo all’utenza che in cambio lo sopporta o ne parla benino, questo nel 99% dei casi. Se le agenzie cercano “il prodotto social media marketing” non possiamo immaginare che questo sia tailor made. Vendiamo la fanpage, il twitter e adesso ci piacciono foursquare, la realtà aumentata, groupon etc.. la verità è che solo una figura interna all’azienda può lavorare bene coi media sociali, ecco perché personalmente vedo un pò di umanità sui blog, almeno raccontano una storia
Geniale è anche il commento sul post di resa ai blogger di Patrizia Pepe, in cui un “mitico” visitatore recita
Mi viene da pensare che sia più pericoloso un movimento di nubolosi esperti del web (questotuttoeilsuocontrario), parlatori agli ombelichi, che una modella anoressica..
Vogliamo dirci, per una volta, la verità? Le aziende “mangerebbero una m**** piuttosto di fare il social media marketing, noiose riunioni in cui trovare una via originale per utilizzare facebook e twitter, cerchiamo motivazioni per twittare, come se fosse imposto dal dottore. Le agenzie e i bloggers, da parte loro, sono accaniti, inviperiti, bramosi e bavosi nell’intento di fare rumore, di rubarsi una visita, di affermare la propria superiorità. Tra autoreferenzialità e ridondanza il primo che esce dal seminato viene fulminato, sul web si spara a vista. Eppure è tutto come prima, e non credo che questo episodio farà aumentare o diminuire le vendite di Patrizia Pepe. la rete distributiva, i commerciali, le fiere, quelli si, influiranno ben di più. Se un brand non è pronto eviti di imparare dai social media perché i social media “non sono un feedback”, sono luoghi in cui la gente mette in vetrina abilità e competenze perché non riesce a farlo altrove, se domattina a 100 social media marketers venisse offerto un contratto da 1 milione di euro l’anno per andare a vendere spot da 30″ su una tv locale credo che 98 su 100 accetterebbero, tra questi probabilmente il sottoscritto.
Ci vuole un pò di serenità, è meglio che tutti iniziamo a remare dalla stessa parte, questa ricerca del sensazionalismo da una parte, totale incompetenza nel CRM dall’altra (i social media sono un mezzo, se ci mettiamo a cercare troveremo epic fail anche su postalmarket) non farà bene a nessuno. Io da parte mia comincio consigliando un libro, che fortunatamente non parla di social media, e non è neanche l’abusato cluetrain manifesto: Marshall Sahlins, un grosso sbaglio, l’idea occidentale di natura umana. Magari il capitolo sull’egoismo sbollisce un pò di spiriti..
Buona Notte