Mi sono sorpreso di non vedere concretizzata proprio li, tra quei banchi, la minaccia cinese. Mi sono detto che forse è tutta una questione di “casta dei mercanti” con spazi e banchi tramandati di generazione in generazione e facce sempre uguali.
La cosa più sorprendente è, in effetti, il fatto che la fiera non cambia mai. Inizio a pensare che si tratti di un fenomeno più sociologico che economico, in cui tutti gli equilibri saltano. Molti banchi alimentari e di dolciumi che puntano sempre più sulla qualità e la tipicità dei prodotti, un pò di commercianti di vestiti di basso costo e pellami e qualche antiquario. Persistono venditori urlanti di pentole antitutto (“con questa signora, lei si porta a casa la salute”), libri e panni miracolosi.
La fiera è un grande punto di aggregazione, prima di tutto, ma è anche la patria di un certo “segmento” di mercato che sembra esistere ancora: la donna che pulisce con la scopa magica telescopica, il marito che ama il fai-da-te e si accalca al banco delle spine e dei cacciaviti e il bambino che compra giocattoli esattamente uguali a 10 anni fa, i fucili con le luci, le bambole e i soldatini.
Per chiudere, prezzi supercivetta in nome dell’offerta fiera e pesca di beneficienza. La fiera è un grande evento, un momento di gioia collettiva, di scuole da marinare e diete da disattendere, ma è forse su tutto un momento da preservare, nei grandi magazzini patinati non si respira neanche un pò di quella genuinità che accompagna questa manifestazione. Siamo forse di fronte a qualcosa da non perdere, bello perchè non tradisce e, pur sorprendendo ogni volta, non è mai diverso.