Leggo con interesse questo post su Solferino28, smettiamola di nasconderci dietro l’alibi della crisi, e penso. Penso prima di tutto a quel consigliere comunale che mi ha detto “noi ci rivolgiamo anche agli ultimi, non solo alle eccellenze” per dire che di certo non tutti sono pronti a fare da soli per tanti motivi, e per dire anche che la vera crisi è quella del 57enne a 6 anni dalla pensione che smette di lavorare in fonderia, per una volontà non sua.
Questo premesso, e così ristretto il campo, parliamo degli altri. Gli altri sono tutti quei giovani che la crisi la stanno bellamente navigando, che giovano di una situazione troppo difficile per essere gestita. Purtroppo penso che la crisi sia anche un atteggiamento, il “minimo sindacale” (che Siro ha bel raccontato in questo post) è spesso una scusa, e si va avanti cosi, a zavorrare sistemi sociali che spesso sono troppo buoni con chi non lo meriterebbe e a lamentare diritti che oggi sono putroppo utopie. Il punto è uno e solo uno: è inutile pretendere qualcosa da un “contesto inane e intangibile” quando si potrebbe avere molto meno ma quel molto meno è li, a portata di mano (ne parlavo qualche tempo fa, probabilmente andiamo verso un’economia del molto meno). Faccio anche 5 esempi per avvalorare la mia tesi, e mi riprometto di non pensarci più di 5 minuti e di non andare oltre quanto mi è accaduto negli ultimi 7 giorni:
- sono stato a raccontare la mia esperienza a un gruppo di giovani, i marketers, che stanno provando a capire come aumentare le proprie probabilità di costruire un futuro solido investendo da adesso in un associazionismo proattivo che di certo darà i propri frutti
- ho parlato con un amico che mi ha detto “io per un po’ voglio lavorare gratis, non so niente, e quindi è giusto che inizialmente chi mi insegna non mi dia nulla”. Chi di noi è disposto (per un periodo) a lavorare gratis?
- ho incontrato una persona che ha lasciato un posto più sicuro per fare qualcosa di proprio, rischiando anche tanto
- ho imparato a conoscere il mondo dei Fab Lab e i trend che ci guideranno nel 2013
- mi sono addormentato due volte sul divano per la stanchezza 🙂
Il mondo di oggi è “per veri duri”, è finito il tempo in cui “lui faceva il capostazione perché non amava la campagna” (parole di mia nonna su un vecchio zio) ed è probabilmente finito anche il tempo in cui la macchina statale è in obbligo di garantire un lavoro ai giovani. La vera vergogna è legata alle rendite di posizione, alla lobby, a tante pensioni da 4.000 euro al mese quando la collettività è nel panico. L’unica cosa da fare però è prendere atto della situazione, dare due giri alle maniche e partire. Chi è scontento e sfiduciato abbia il coraggio di cambiare paese, io credo però che chi ha voglia di andare un po’ più in la può ancora farcela, anche in Italia. Rifiutando l’atteggiamento passivo, imparando a fare, sfruttando le tecnologie come fattore abilitante del nostro domani probabilmente potremo ancora dire la nostra. La torta è molto più piccola, ma la fuori c’è una torta nuova, e chi sarà bravo potrà gustare le prime fette.
Sono sempre più convinto che avremo meno soldi in tasca, ma anche meno necessità di spenderli grazie a micro servizi democratizzati, e sono ancor più convinto che una nuova forma di scambio analogico e digitale si farà avanti, con la relazione come principale moneta di un nuovo sistema economico tutto da scoprire.