Vorrei partire da un’affermazione fatta da Giorgio Soffiato nell’ambito di un progetto collaborativi comune: “La Cina può copiare i nostri prodotti e offrirli al mercato ad un prezzo competitivo, ma non potrà mai avere quel patrimonio artistico e culturale che caratterizza il nostro Paese”; è proprio questo uno dei punti sui quali l’Italia dovrebbe puntare per rilanciare la propria economia.
Negli ultimi anni si è assistito infatti ad una forte crescita del turismo outgoing cinese anche verso le destinazioni italiane; obiettivo di questo breve articolo è quello dunque di evidenziare le principali caratteristiche di questi flussi turistici analizzando le potenzialità di sviluppo che può avere per il nostro Paese.
Iniziamo subito da un dato che evidenzia la dimensione del fenomeno: secondo una ricerca del National Statistical Bureau , la fascia di popolazione cinese che può permettersi una vacanza è circa l’11%, ossia 52 milioni di persone e secondo la previsione dell’OMT, il flusso turistico cinese verso l’estero raggiungerà i 100 milioni nel 2020.
Si tratta di turisti che spendono molto nel corso del proprio viaggio (per molti è il primo viaggio all’estero e trascorrerà molto tempo prima di farne un altro), in particolare tendono a fare economia nella vita quotidiana (viaggi di gruppo in pullman) ma spendono molto nello shopping.
Per quanto riguarda l’Europa, non va dimenticato poi che si tratta di un viaggio lungo e costoso per cui il turista cinese tende ad ottimizzare i costi visitando più nazioni nel corso della stessa vacanza.
Come si può facilmente intuire, questo crea una sorta di competizione tra le nazioni comprese nel tour organizzato (è logico pensare che nella nazione che viene visitata per prima il turista spenderà di più rispetto a quella che viene visitata per ultima in quanto il denaro comincia a scarseggiare).
Cerchiamo allora di capire quali sono i principali punti di forza e di debolezza del nostro Paese.
Il Professor Grollo (docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all’Università di Venezia), evidenzia come punti di forza dell’Italia l’unicità dei suoi itinerari artistici e nella possibilità di acquistare in loco prodotti di lusso.
D’altro canto, i principali punti a sfavore sono:
– bassa sicurezza a causa dei numerosi furti (il turista cinese di norma non possiede la carta di credito per cui viaggia con molto contante appresso);
– elevata burocratizzazione che porta a tempi lunghissimi per il rilascio dei visti;
– scarsa presenza di guide turistiche cartacee in lingua cinese;
– ospitalità alberghiera italiana reputata insoddisfacente.
Come fare dunque per sfruttare al meglio tale opportunità?
Innanzitutto è necessario uno sforzo da parte delle imprese che operano nel settore turistico italiano di adattare, per quanto possibile, le proprie strutture alle esigenze di questa particolare categoria di turisti.
In secondo luogo è necessario un maggiore sforzo da parte del governo italiano; occorre tenere in considerazione infatti che il turismo outbound cinese è sottoposto ad un ferreo controllo da parte dello stato cinese per proteggere il settore turistico nazionale ed evitare le uscite di valuta straniera. Ai tour operator stranieri infatti non è permesso commercializzare in territorio cinese.
Ecco dunque che è lo stato italiano che deve farsi promotore con lo sviluppo di politiche estere nei confronti della Cina, di strategie di marketing territorial – nazionale che promuovano il nostro Paese e di aggiustamento della parte logistica, basti pensare che in Italia c’è un solo volo Roma-Shanghai due/tre volte la settimana contro i sei/sette voli al giorno della Germania.