Oggi è la vigilia di Natale e anche noi di MarketingArena siamo tutti più buoni. Vi vogliamo quindi parlare di un caso encomiabile dal punto di vista sociale, probabilmente a voi già noto: è un brillante esempio di come sia possibile un sviluppo di un’impresa/azienda/attività finanziaria che sia guidata sostenendo una serie di obiettivi con sfondo sociale e umanitario. Attenzione: questi obiettivi fanno parte del core business dell’impresa in questione. Arriviamo al dunque: stiamo pensando alla ben nota Grameen Bank. Fondata nel 1976, è la più grande banca etica del mondo e viene creata con l’obiettivo di prestare denaro agli indigenti: piccoli prestiti a famiglie o piccoli gruppi. Nasce da un’idea di Muhammed Yunus, mussulmano del Bangladesh di ricca famiglia che affronta studi di economia negli Usa, per poi tornare al paese d’origine come docente universitario. Un evento in particolar modo, cambia la vita e il modo di pensare di Yunus. Infatti, nel 1974 una violenta carestia colpisce il Bangladesh, paese appartenente al cosiddetto “quarto mondo” e afflitto da condizioni di estrema povertà e ignoranza (90 % della popolazione analfabeta). “Mentre la gente moriva di fame per strada, io insegnavo eleganti teorie economiche”, dichiarerà in seguito Yunus. Decide perciò di avvicinarsi al mondo dei più poveri e cercare di capire i motivi che stavano alla base della loro profonda indigenza. Notò ben presto che nella stragrande maggioranza dei casi, i bengalesi erano impossibilitati al risparmio e quindi, a livello individuale e di gruppo, non potevano effettuare alcun tipo di investimento, anche minimo. Le banche non fornivano prestiti senza garanzie; l’unica via rimasta era il ricorso agli usurai.
La sua prima mossa perciò è quella di parlare con le banche, chiedendo l’apertura degli sportelli ai poveri, ma ottiene solo rifiuti e infine, con molta fatica, 300 dollari. Da questi pochi soldi avvia l’attività di prestito, notando immediatamente come sia privo di problemi il ritorno del credito: richiede infatti versamenti settimanali di pochi centesimi. Due anni dopo, convince infine il governo ad aprire la prima banca etica.
Siamo di fronte a casi di microcredito: vengono prestate cifre anche attorno ai 25 dollari, il più delle volte utilizzate per la riparazione di macchinari semplici, l’acquisto di mangimi o materie prime. La banca deve comunque ottenere delle garanzie, che non sono però patrimoniali ma personali: Il credito viene erogato soltanto a gruppi, costituiti da un numero di persone che va da cinque a otto. Il denaro viene distribuito a rotazione, iniziando dal componente del gruppo più bisognoso; appena questo ha restituito il prestito si può passare al secondo, e così via. La responsabilità del gruppo è solidale, e questo ha finora garantito un tasso di sofferenze inferiore all’1%, molto più basso di quello registrato dagli altri istituti di credito del Bangladesh.
Molti criticavano il modello: non sarebbe mai potuto sostenersi; avrebbe presto raggiunto il fallimento. Invece ecco alcuni risultati:
– Da analisi rigorose, più della metà dei clienti di Grameen Bank (in bengalese, “banca del villaggio”) entro 5 anni sono usciti dalla situazione di povertà.
– La Grameen Bank oggi ha 1.084 filiali in cui lavorano 12.500 persone. I clienti, sparsi in 37.000 villaggi, sono 2.100.000, per il 94 % donne (per questo la banca fu fortemente ostacolata dalle autorità religiosa). L’organizzazione non è in perdita, nonostante alcuni momenti di difficoltà (causa inondazioni nel paese): il 98 % dei prestiti viene restituito. (wikipedia).
– L’istituto di credito ha circa 2.000 miliardi di raccolta, di cui ben 1.500 impiegati in prestiti.
Nel 2006, è stato attribuito a Muhammed Yunus il premio Nobel per la pace.
Uno sviluppo sostenibile, che vada di pari passo con la crescita del paese (stimolata dal basso) e che sostenga la comunità non è sempre un miraggio.
Luca Crivellaro per Marketingarena