L’uscita di Umberto Eco di qualche settimana fa ha suscitato un dibattito molto interessante. Se è vero che la provocazione “con i social parola a legioni di imbecilli” (qui il video integrale con le dichiarazioni) si riferiva prevalentemente all’uso dei social media da parte degli utenti, in me si sono generate molte domande, più ad ampio spettro. Possibile che, anche in virtù del mio utilizzo quotidiano di questi strumenti, mi trovi parzialmente d’accordo con questa esternazione? No, razionalmente è inaccettabile. Allora ho letto due libri, per approfondire. Due libri che tra l’altro vi consiglio come letture per l’estate. “Internet ci rende stupidi?” di Nicholas Carr e “Homo videns”di Giovanni Sartori.
Senza voler fare un trattato di psicologia, scienze cognitive, sociologia, e senza l’ambizione di voler andar oltre a quelle che sono le mie conoscenze, provo a condividere con voi alcuni concetti che trovo molto interessanti per interpretare la realtà in cui viviamo.
Da sempre i mezzi di comunicazione che utilizziamo modificano i messaggi, ma non solo. A cambiare è anche il nostro modo di pensare. Così, se fin da piccoli cresciamo leggendo libri, la nostra mente e i nostri processi razionali si formeranno abituandosi ad un’analisi razionale, profonda, verticale, ragionata dei contenuti che arrivano al nostro cervello.
Viceversa, con la TV, da “homo sapiens”, razionale, diventiamo “homo videns”: ci abbandoniamo ai contenuti che fruiamo, recependoli con la mente emotiva, lasciandoci trasportare dai contenuti audiovisivi, ascoltando distratti e recependo in modo emotivo i contenuti dei messaggi. Non è più una fruizione razionale. La retorica della TV sfrutta infatti il pathos. E così impariamo a commuoverci, ci abituiamo all’estremizzazione, alla teatralità. Valutiamo senza riflettere e ci lasciamo attrarre dalla Barbara D’urso e dalla Maria de Filippi del caso, trasformando spazzatura in agenda mediatica.
E con internet?
Negli ultimi anni sono state prodotte più informazioni che nell’intera storia moderna. Il medium più misurabile di sempre ha chiuso il cerchio della democratizzazione dell’accesso alle informazioni: chiunque da fruitore si è trasformato in editore, produttore attivo di informazioni. Siamo bombardati da informazioni e da messaggi, tanto che spesso fatichiamo a orientarci. Questo, se sicuramente è un passo avanti, un elemento positivo, rischia di farci diventare “esseri stupidi”. Leggiamo con superficialità, saltiamo da link a link, ci stufiamo di leggere dopo poche righe, in pochi secondi decidiamo se un contenuto merita o no la nostra attenzione. Abbiamo un cervello crossmediale, che salta orizzontalmente da argomento ad argomento, alla velocità della luce.
Il rischio è sotto i nostri occhi. Diventa vero tutto ed il contrario di tutto, la verifica della fonte è cosa ormai disconosciuta, troviamo sempre qualcuno che, all’interno della coda lunga della rete, avvalora le nostre tesi, seppur assurde, o le contrasta.
Fatichiamo a restare concentrati.
La rete rende più veloce il nostro lavoro e ci stimola nel tempo libero, ma mentre la usiamo questa trasforma il nostro modo di pensare. Abbandoniamo l’approfondimento e ci lasciamo guidare dalle mille luci del web, la Las Vegas delle informazioni. E cambiando il nostro cervello, non cambia solo la fruizione, ma anche il modo di ragionare e di produrre contenuti.
Siamo diventati tutti superficiali.
I toni sono un po’ forti. Ma le argomentazioni che li generano le ho trovate stimolanti. Non voglio estremizzare e, sopratutto, non voglio dire che la rete sia “il male”. Anzi. È un’opportunità, la più entusiasmate e democratica di sempre. Un cambiamento epocale che viviamo ormai da anni e vivremo in futuro. Una trasformazione del mondo, che, proprio perché rivoluzionaria, merita un approfondimento anche sotto la voce “rischi” e “minacce”, senza soffermarsi sulle “legioni di imbecilli”. Quelle, certe volte, le troviamo anche nei bar sotto casa.
Mi auguro che questo post sia un punto di partenza, che faccia accendere in voi la stessa scintilla di curiosità che è scaturita in me. Credo che il dibattito sia interessante e la questione più complessa di quello che sembra.
Buone vacanze a tutti.