HomeBlogMarketing e ComunicazioneImprenditorialità e innovazione: ne parliamo con Davide Cini

Imprenditorialità e innovazione: ne parliamo con Davide Cini

Abbiamo fatto due chiacchiere con Davide Cini che ci ha dato il suo punto di vista su imprenditorialità e innovazione.

Iniziamo con le presentazioni: Sono Davide Cini, professionista della comunicazione e titolare di due agenzie: Tratti, che si occupa di comunicazione integrata; e Linkness, nata qualche anno dopo per sviluppare siti web. Porto avanti queste due attività da 25 anni nonostante le variabili che caratterizzano il contesto italiano perché siamo determinati, ambiziosi e sappiamo il fatto nostro.

Il contesto del digital marketing italiano, lei, come lo vede?
Diciamo che è “particolare”, mi spiego: qualche anno fa si lavorava meglio, c’erano più entusiasmo e meno problemi mentre lo scenario attuale è molto più complesso, troviamo più player e tanta confusione. La mia impressione è che quella fase nella quale si pensava che la presenza sul web fosse una moda si stia esaurendo.

Quali sono secondo lei le best practices che permettono a un’azienda di ottenere risultati sfruttando al meglio il digital?
Una su tutte, semplicemente, la visione dell’imprenditore: le aziende che ottengono risultati sono quelle che adottano una visione di lungo periodo, mentre le aziende che pensano che i canali di comunicazione online possano cambiare il loro quadro economico nel breve periodo sbagliano.

Lei lavora nel mondo della comunicazione da  anni, ci racconta l’evoluzione del settore?
Vivo questo settore da 20 anni. Ho visto esplodere la bolla di internet, quindi i primi siti. Ho vissuto proprio la corsa al mondo dei siti, e poi il lavoro di pulizia in cui si pensa una presenza online integrata, che non sia solo di facciata, ma anche di supporto all’azienda. Essere online era all’inizio una moda, mi auguro che la qualità abbia il sopravvento, anche dal punto di vista strategico.

Quindi si riescono a individuare due ere in questo settore…
Diciamo che prima le aziende cercavano di far fruttare il web in termini di visibilità, all’epoca (2001-2002) era prioritario essere trovati sui diversi motori di ricerca. Dopo ci si è resi conto che i new media permettono sì di interagire, ma anche di aiutare le aziende. Facciamo un esempio pratico: una volta per trovare una modella si guardavano mille shooting, ora si organizzano spesso dei contest nei quali si premiano gli utenti che interagiscono, e si generano flussi di interazione importanti.

Secondo lei esiste un approccio diverso al digital marketing tra PMI e aziende più strutturate?
Ciò che fa la differenza è la mentalità, l’approccio risulta differente in base all’imprenditore che si ha davanti, non alla grandezza dell’azienda. Poi naturalmente il piano strategico si costruisce privilegiando determinati canali o strumenti.

E il digital marketing come interviene?
Offre tante possibilità ma sulla base di alcune condizioni imprescindibili: piani strategici e obiettivi chiari. Può per esempio aprire nuovi mercati, facilitare l’interazione in caso di internazionalizzazione… le opportunità sono strettamente legate al piano strategico. Se utilizzati con criterio questi nuovi strumenti offrono sicuramente un valido aiuto, ma per l’ottimizzazione della presenza online è fondamentale trasferire lo spirito dell’azienda al piano strategico.

Come si aiutano le aziende?
Bisogna avere le idee chiare quando si parla di strategia e bisogna creare un piano strategico basato sul buonsenso e la concretezza. Sono finiti i tempi delle mode e dei grandi budget. È fondamentale interpretare necessità e contesto dell’interlocutore.

Qual è il suo concetto di innovazione?
Ottimizzare ciò che si ha per permettere di pensare a qualcosa di migliore che sia valido oggi e anche domani, forse. Credo possa anche esse sinonimo di diversificazione.

Una case history innovativa?
Ce ne sono diverse, potrei indicare piuttosto tante figure lungimiranti in questo momento. Conosco per esempio un costruttore che ha deciso di mettersi in gioco vendendo format diversi, parliamo dunque di una persona radicata in altri ambiti che si è messa in discussione e ha investito in un nuovo settore. Ha rielaborato il vecchio bagaglio e ha innovato!

Ci sono in Italia settori che potrebbero permetterci di uscire dalla crisi?
Tutto! Noi dovremmo semplicemente valorizzare ciò che abbiamo. Artigianato, turismo, enogastronomia… il problema è mentale,  ci piangiamo troppo addosso.

Abbiamo toccato temi che saranno sviscerati a Padova il 25 settembre in occasione di Business Innovation Hub, lo scopo dell’evento?
Le aziende hanno bisogno di essere stimolate, e il Business Innovation Hub nasce per stimolare e provocare. Bisogna capire  l’importanza di muoversi e andare oltre, non restare ancorati ai ricordi di una imprenditorialità italiana, creativa e unica. L’evento nasce per tentare di dare forma a questa ricchezza, comunicando meglio e costruendo reti. Business Innovation Hub è l’occasione giusta per farlo.

 
 
AUTORE

Serena Spitaleri

Arriva, mette le cuffie, e non la senti più. Il contenuto è il suo mestiere, il traffico di qualità il suo obiettivo. Con lei #staisereno. Garanzia.
 
 

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