Effettivamente è un problema serio che riguarda tutti noi e in particolare il nostro futuro, e proprio per questo motivo si è iniziato a valutare con maggiore attenzione il risparmio energetico. Come conseguenza di questo fatto, il mercato legato al risparmio energetico è cresciuto enormemente, toccando molti settori lavorativi, tra i quali l’edilizia. Un dato importante: gli edifici producono il 40% del consumo energetico e dell’inquinamento da CO2, quindi risolvendo il problema legato all’edilizia si avrebbe una notevole diminuzione dei consumi energetici. Per farlo lo Stato ha promulgato un Decreto Legislativo (D. Lgs. 311) nel quale è stata introdotta la certificazione energetica degli edifici. In pratica gli edifici vengono classificati, un po’ come accade con gli elettrodomestici, in base alla loro classe di consumo. Ci sono 6 zone climatiche, dalla A alla E, e le nuove costruzioni devono rispettare i valori previsti per quella data zona.
Con questa legge si prevede di ridurre il consumo di circa il 70-80%; viene applicata a tutti gli edifici realizzati dopo l’8 Ottobre 2006 e sono previste sanzioni che vanno dal 30 al 70% della parcella del progettista che non rispetta le indicazioni contenute. Gli effetti che ha avuto questa legge nel settore dell’edilizia sono stati a mio parere molto sentiti: si è accelerata la ricerca verso nuove tipologie di materiali che offrono migliori caratteristiche (in particolare nel settore dell’impermeabilizzazione e della coibentazione), le case di software si sono dilettate nell’elaborazione di nuovi programmi che permettono di calcolare quanto “consuma” ogni edificio, i professionisti sono costretti a progettare valutando con maggiore attenzione le caratteristiche energetiche dei materiali.
In questo contesto introduco la mia esperienza personale: nei giorni scorsi sono stato a visitare il SAIE 2007, la fiera nazionale dell’edilizia, svoltasi a Bologna, nella quale sono presenti numerosi espositori che presentano i loro nuovi prodotti. Da questo salone dell’edilizia ho potuto constatare come il mercato si stia adeguando a seguire un’ottica del risparmio energetico; innanzitutto questo è evidente nel grande successo che sta avendo il legno; pur non essendo mai andato in disuso, in questo ultimo periodo il mercato del legno ha avuto una notevole accelerata grazie al suo impiego non più limitato al carattere decorativo e strutturale, ma anche come materiale che coibenta, che garantisce, accoppiato con altri materiali, un ottimo livello di impermeabilizzazione, e che risulta essere molto più efficace del calcestruzzo armato e in certi casi anche più economico. Un altro materiale tipico dell’edilizia, il laterizio, si sta adeguando a garantire un miglior risparmio energetico; infatti le industrie produttrici di mattoni realizzano prodotti che hanno un miglior assorbimento acustico, in modo da evitare la propagazione dei rumori, e una migliore impermeabilizzazione termica.
Tutte queste modifiche nei materiali e nel modo di progettare hanno fatto nascere il concetto di bioedilizia, che nasce sia per garantire un miglior risparmio energetico, ma anche per migliorare l’impatto che hanno certe strutture sull’ambiente grazie all’utilizzo di materiali sempre più “naturali” e meno “industriali”. Detto questo sembra che la bioedilizia sia la soluzione migliore e rappresenti il futuro dell’edilizia. Ma quanto può durare un’opera realizzata con materiali naturali? Quanta manutenzione è necessaria affinchè queste opere continuino a garantire un buon risparmio energetico? Da questi quesiti è evidente che c’è ancora molto da scoprire in questo settore e credo ci vorrà ancora molto tempo prima di poter vedere una diffusione consistente di costruzioni realizzate in questa maniera. L’importante è continuare sempre a migliorarsi.
Federico Filon per Marketing Arena
Link: i meet-up di Beppe Grillo padovani hanno pubblicato un interessante “introduzione alla bioedilizia” che segnalo