Vedo e ripropongo con interesse questo intervento di Mario Calabresi, direttore de “La stampa” che ragiona sullo stato di salute dei giornali e propone un’analisi di certo da valutare, tre punti chiave:
-
la somma dei lettori dello stesso giornale nelle versioni on line e off line supera di molto il numero di lettori “storici del solo giornale cartaceo” (siamo sicuri che non siano gli stessi che comprano il cartaceo ad aggiornarsi anche on line? A ogni modo le occasioni di fruizione sono di certo superiori)
la pubblicità on line si vende poco e male
i giornalisti devono capire che l’on line non è un demone
Le mie osservazioni saranno rapide, credo che già la consapevolezza che il mezzo può essere anche non cartaceo sia un ottimo passo verso il salvataggio del giornalismo (non per niente però lui fa il direttore..), mi preoccupa (per loro) invece il concetto che condivido secondo il quale i giornalisti vedono di cattivo occhio internet ed il giornalismo su internet, probabilmente il motivo è molto semplice, alcuni sono legati alla poltrona ed il fatto di veder scritto a propria firma un articolo li mette al riparo da giudizi indiscreti in virtù del credito ottenuto in passato (all’assunzione) che oggi vantano. Trovo scellerato ad esempio che un gironalista, appassionato spero di scrittura e lettura, non tenga un blog o non partecipi attivamente a momenti di discussione sul tema, probabilmente questo momento di grande cambiamento servirà anche a scremare e rilanciare il giornalismo di domani e i giornalisti di domani restituendoci nuove professionalità.. quanto alla pubblicità urge una seria indagine sulla conversione e sui ritorni dei vari mezzi, il sospetto qui è legato al potere politico interno che i responsabili del budget hanno, molti sono esperti (vecchi) e odiano la complessa misurabilità del web, preferiscono rifugiarsi in una lenta decrescita giustificata senza affanni dalla crisi, su le maniche ragazzi..