Nesson virtualmente ha le fattezze e il modo di vestire della realtà (capelli grigi, maglietta nera. Un professore “casual”!) e siede alla sua scrivania virtuale, rendendo l’istruzione credibile, interattiva e partecipata. Le caratteristiche del mezzo virtuale infatti aiutano ad avvicinare con più efficacia le nuove generazioni, che fanno ampio uso dei mezzi informatici.
Anche altre scuole americane si stanno lanciando in questa esperienza, al pari di alcune corporation come IBM, che è interessata alla formazione dei suoi collaboratori attraverso Second Life.
Queste arene formative possono tramandare qualsiasi tipo di sapere, però possiamo entrare nel dettaglio con un esempio: le lingue straniere. Andrea Benassi, ricercatore dell’Indire e curatore di Secondlearning.it, da tempo si occupa dell’apprendimento tramite Second Life sostenendo il Language Lab, una vera e propria scuola sperimentale per l’insegnamento delle lingue straniere. Il modo migliore per imparare una lingua straniera è parlarla, possibilmente nel paese in cui tale lingua è diffusa, ma ovviamente questo non è sempre agevole. Il Language Lab possiede un tipo di approccio “learning by experience”, perché vengono ricreate situazioni e ambientazioni tipiche di un paese straniero (pub, stazione, ufficio, etc) nelle quali si deve interagire con le altre persone, comunicando.
Un approccio attivo, opposto rispetto a quello scolastico, scevro di qualsiasi tipo di esperienza. Alto convolgimento 3D, aule spaziose e colorate, affascinanti alter ego virtuali, apprendimento di tipo descrittivo unito ad apprendimento di tipo esperienziale: di questo “apprendimento” sentiremo ancora parlare…
Per saperne di più. Articolo “Second Life Educational” in “L’Espresso”, 26 Aprile 2007.