Spendereste oltre 500 euro per uno smartphone che:
– non è 3G
– permette di usare un solo gestore
– non permette l’installazione di nuove applicazioni
– non permette di eseguire programmi diversi da quelli preinstallati
– non ha giochi
– non ha un software per l’instant messagging via internet
– ha un browser che non supporta java e flash
– non permette la sincronizzazione di posta con server exchange (molto diffuso)
– non permette di visualizzare file word e excel
– non ha un sistema gps integrato
– non permette di sganciare la batteria
– non permette la sincronizzazione dei contatti con outlook
– è bellissimo
Si, li spendereste. Sto infatti parlando dell’iphone e tutte queste mancanze sono elencate con puntualità nella rubrica di nova “nel frattempo” di questa settimana, ad opera di Luca Viscardi.
La lezione da trarre da questo paradosso è legata alla potenza del marchio, della persona, dell’evento, della storia che si vuole raccontare. Se Steve Jobs presenta la rivoluzione gli analisti gli credono sulla parola. Quando si presenta sul palco e cominciano i fuochi d’artificio mediatici, lui mostra un’interfaccia da paura, un design stupendo e irretisce i figli della presentazione in power point con un’esperienza di cui si parlerà per un bel po’.
Sono certo che alcuni problemi di compatibilità e sincronizzazione saranno risolti, come credo che la versione più costosa dell’iphone (se davvero uscirà in due versioni) comprenderà giochi e applicativi considerati assenti nella lista di Visconti, detto questo però non si può non rilevare come l’elemento di fiducia sia fondamentale per la vendita e come non si possa prescindere dall’immagine a livello corporale. Se nokia avesse presentato lo stesso prodotto qualche sarebbe stato il tono delle recensioni? Provo a immaginarlo:
“nokia presenta il suo iphone, un design da urlo che conferma l’orientamento all’innovazione anche estetica dell’azienda finlandese, ottime anche le premesse tecnologiche ma qualcosa non convince, staremo a vedere”.
Il buon Steve Jobs invece si è presentato sul palco con un bastimento carico di certezze, non sapremo quanto conscio di omettere particolari importanti e quanto, invece, convinto che il suo prodotto sia già perfetto. Sta di fatto che ha presentato una rivoluzione e che tutti i fattori di contorno per la riuscita del botto erano dalla sua parte: un’azienda che non ha mai fatto telefoni ma ha sempre fatto miracoli si presenta nel mondo della comunicazione telefonica con un prodotto innovativo e si propone di reinventare il telefono e il suo utilizzo, questa azienda organizza un lancio ad hoc, nel momento in cui tutti lo attendevano, le voci avevano generato una passion of pre-view senza precedenti e probabilmente anche se l’iphone l’avesse presentato il mago Forrest ne avremmo parlato a lungo.
La provocazione finale è la seguente: nella vendita, il prodotto conta ancora come un tempo? Esistono nuovi fattori che non possiamo non considerare nelle nostre analisi?
Giorgio Soffiato
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