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Tumblr: da flusso di coscienza a nuova risorsa per i brand?

E’ ancora difficile prendere sul serio Tumblr. Forse per via della sua estrema semplicità di utilizzo, per la rapidità delle interazioni, per i gif animati, perché troppo radical-geek. Oppure per la grande quantità di contenuti umoristici, pornografici, per la cultura pop che gronda ovunque all’interno della sua community.

Di sicuro, Tumblr è una piattaforma di microblogging dai ritmi di espansione decisamente esponenziali: a inizio 2011 i blog ospitati da Tumblr erano 12 milioni, al momento sono più di 75. Negli Stati Uniti, Tumblr è un luogo di condivisione per adolescenti, artisti, fotografi, illustratori e per tutte le categorie di creativi che possono venirci in mente nel 2012. Probabilmente non esiste una via più semplice e gratificante per aprirsi un blog se non attraverso Tumblr.

Parliamo di Tumblr perché ha migliorato la sua piattaforma e perché ha introdotto alcune funzionalità che lo proiettano sempre di più nel mondo del web marketing. Da qualche mese è possibile, pagando, mantenere in evidenza per 24 ore i propri post nelle bacheche dei propri followers. Una soluzione sicuramente di compromesso (l’inventore di Tumblr David Karp pare sia allergico all’advertising digitale), relativamente poco invasiva e del tutto integrata nella piattaforma. Per le piccole realtà, sfruttare questa risorsa presuppone un lavoro accurato di content curation in grado di attirare una buona base di followers.

Un’ attività che alla lunga può ripagare gli sforzi, anche in vista di sviluppi nel campo dell’e-commerce, possibilità per troppo tempo lontana da Tumblr. Va comunque tenuto presente che sebbene esistano già alcune soluzioni di e-commerce dedicate specificatamente a Tumblr, la strada è ancora in salita e non disponiamo di dati sufficienti per poter fare raffronti. Siamo quindi ad un punto di svolta le cui conseguenze, molto incerte, potremo valutarle nei prossimi due o tre anni.

I grandi brand possono comunque usufruire di un altro nuovo servizio messo a disposizione da Tumblr, decisamente più costoso: si parte infatti da 25.000 dollari per rientrare nel “Tumblr Robot”, un sistema interno a Tumblr che può diffondere contenuti direttamente sulle dashboard di tutti gi utenti della community. Adidas ha approfittato di questa opportunità, sperimentandone l’efficacia in occasione degli ultimi campionati europei di calcio. Nulla si sa di come sia andata: ancora troppo presto? Questione di tempo. Le novità più interessanti di Tumblr riguardano però alcuni piccoli ma importanti accorgimenti nelle dashboard, rese più funzionali per la ricerca di fonti on line da cui attingere contenuti. Se è ancora vero che “content is the king” e per “content” intendiamo anche immagini di impatto, Tumblr è una vera miniera e ci sta rendendo la ricerca sempre più facile.

Se dovessi rispondere alla domanda “Perchè Tumblr nel 2013” posso innazitutto dire: per divertirsi. Per dare sfogo alle proprie passioni senza dover sottostare a procedure di pubblicazione complesse, come possono essere quelle di wordpress. Il divertimento consiste anche nella personalizzazione dei temi, estremamente semplice.

Il divertimento maggiore sta però nella navigazione degli immaginari altrui, perchè Tumblr è fondamentalmente flusso di coscienza. Non a caso i tempi di permanenza medi giornalieri si aggirano sulle 2 ore. Per quello che riguarda l’uso da parte dei brand, Tumblr è completamente inutile se non si parte da un immaginario facilmente traducibile in un flusso continuo di visioni.

Su Tumblr si parla con individui particolarmente sensibili alla qualità e all’originalità della proposta contenutistica. A un livello più alto, posso dire che è inutile aprire un Tumblr Blog per “futili motivi” come “l’importante è esserci”. Molto più stimolante (e proficuo) sarebbe costruire una rete di relazioni con i blogger più radicati e influenti nella community di Tumblr, proponendo loro contenuti brandizzati o suggerendogli parole-chiave. In sintesi: è inutile (fino a un certo punto) aprire il Tumblr-blog della tua azienda di scarpe. Piuttosto, inizia a cercare chi su tumblr si occupa di scarpe e contattalo, secondo il principio per cui “Non si crea una community. Le community esistono già e fanno quello che vogliono”.

Questo è a mio avviso il momento per imparare cos’è Tumblr: un mondo in espansione affollato di un pubblico giovane, quello che nei prossimi 10 anni avrà l’ultima parola su tutto quello che stiamo vivendo. Chi sta su Tumblr è nella maggior parte dei casi un nativo digitale che passa 2 ore al giorno sulla piattaforma. Più che su Twitter e Pinterest, quasi quanto su Facebook. Non possiamo ignorare questo nuovo ibrido del web 2.0, sospeso tra micro e macro blogging. Possiamo, avendo lo spirito giusto, fare una scommessa coraggiosa in vista di un futuro non troppo lontano.

 
 
AUTORE

Luigi Mastandrea

 
 

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