Cercherò di raccontare la cronaca di queste ultime due settimane vissute dalla rete che hanno visto come protagonista il terremoto in Emilia.
Nei giorni delle forti scosse i cellulari sono andati in tilt e per questo numerosi sindaci hanno invitato ad aprire le reti wireless al fine di diffondere più facilmente notizie, numeri utili, contatti e non intasare così le linee telefoniche.
In questo modo la rete è stata invasa da messaggi e informazioni e, apparte il caso di Groupalia che se n’è uscita con un frase davvero infelice dando un chiaro esempio di come non fare marketing su twitter, la rete, ancora una volta, si è dimostrata il miglior mezzo di comunicazione di tutti i tempi. Velocizzando soccorsi e aiuti, gli utenti improvvisatisi cronisti, sono riusciti a fare molta più informazione di quanto non siano riusciti a fare i telegiornali, le radio e le tv.
Su twitter sono stati numerosissimi gli hashtag creati, fra questi: #terremoto, #terremotoemilia, #terremotoserv. Gli hashtag hanno permesso di raccogliere tutte le comunicazioni di servizio (ad esempio, come rendere il router wi-fi libero rimuovendo la password, quali alberghi offrono ospitalità etc.) ed ogni persona/ente ha potuto così comunicare la propria disponibilità a dare una mano o a offrire un servizio, come posti letto, beni di prima necessità e informazioni di pubblica utilità. Inoltre @INGVterrremoti ha tenuto e continua a tenere aggiornati i propri follower segnalando informazioni in tempo reale circa luogo e intensità delle scosse.
Nella disgrazia, ciò che è emerso di positivo è stato senza dubbio il “successo” nell’utilizzo della rete per affrontare l’emergenza. Così è nato, anche in Italia, il progetto SMEM (Social Media Emergency Manager), attivo in America già da marzo 2011. Si tratta di un servizio rivolto a cittadini e istituzioni che possono partecipare, organizzare e gestire meglio la condivisione di informazioni durante un’emergenza-rischio proprio grazie alla rete, in particolare a Twitter. Qualcuno afferma che più di un servizio si tratta di una proposta operativa per utilizzare twitter in caso di emergenza in modo che il flusso di informazioni possa essere canalizzato e quindi diffuso secondo dei criteri.
Come funziona? È molto semplice. Dopo aver attivato il GPS e la funzione per georeferenziare i tweet, lo schema e la sintassi sono i seguenti:
#SMEM[rischio] #[Comune][Provincia] [testo]
La rete ha permesso di accorciare le distanze non soltanto facendoci sentire più vicini alle popolazioni colpite dal sisma, ma anche organizzando più efficientemente il sistema di aiuti, dimostrando di riuscire a trovare soluzioni a problemi e difficoltà che forse in passato non avrebbero avuto la stessa “fattibilità” di risoluzione. Sto parlando alla buona riuscita della promozione di iniziative online circa il caso del Parmigiano Reggiano proveniente dalle zone terremotate.
A questo punto mi chiedo se chi continua a non credere nelle potenzialità della rete, dopo questa vicenda potrà continuare a farlo.