Nell’ultimo anno mi è capitato di visitare tante aziende, alcune grandi altre più piccole. Non ho mai cambiato approccio sulla base delle dimensioni, anche se è stato piacevole sentirmi dire che in alcuni contesti “la mia aggressività” non avrebbe funzionato. Ben venga. Lascio con lo stesso approccio un breve pensiero.
Il pensiero del mattino è dedicato alle grandi aziende, a quelle di cui si dice “beh, lo sai, è un ministero”, ed è dedicato a queste realtà come modelli da non imitare. Vivendole dall’interno la sensazione è netta: persone brave, imbrigliate in dinamiche che mostruose e peggio incontrollabili regole hanno imposto. Linee di controllo e seniority non più attuali, scelte economiche, finanziarie e purtroppo strategiche comandate e indotte dagli errori del passato, in cui la crescita giustificava spese pazze, poca motivazione.
Di la del guado i giovani, le PMI, le startup. Quattordici ore di lavoro al giorno, attenzione al centesimo speso, software (open source) di controllo di gestione anche con team di 7 persone. Se l’efficienza delle nuove nate o la passione delle piccolissime fosse presente anche nei mastodonti italiani, forse avremmo un’economia totalmente diversa.
Non me la sento di non dirlo, il problema è prima di tutto dei meriti acquisiti e dell’intoccabilità degli stessi. La voce è unanime: “bisogna tirare la cinghia”, ma è indegno che quella cinghia non la possa tirare chi già ha goduto di benefici che altri mai vedranno, restituendo il maltolto. Si, un maltolto che oggi deve tornare in circolo per il bene di una nuova economia fatta di mani e cervelli, disillusa dai grandissimi (agenzie, gruppi, aziende, partiti, modelli) e molto più attratta da micro-mondi e nicchie da costruire più che da esplorare.
Le persone devono maturare tanto se vogliono credere in questo modello, ma aziende da migliaia di addetti probabilmente non potranno liberarsi dal passato se non colpi di spugna (improbabili) o esperimenti (possibili) verso un “next level” che potrebbe risultare anche più divertente, visto che come mi ha detto un saggio professore “di qui in poi i soldi li faranno in pochi, almeno divertiamoci lavorando”