Sono stato particolarmente colpito da un’immagine caricata su facebook da Giorgio, alias (o aka come direbbero i rapper) technicoblog, immagine immediatamente ripresa dal “social man” del momento Daniele Vinci, sulla discussione anche Michela Simoncini.
La questione è sostanzialmente la seguente: è lecito proporre un’affissione dissacrante e di rara bruttezza come quella proposta puntando sull’effetto passaparola?
Di certo non è il primo caso, e probabilmente non sarà l’ultimo, sottouncielodibit ad esempio proponevo ulteriore caso qualche giorno fa:
Non sono troppo stupefatto dal manifesto o dalla bassa qualità e creatività dello stesso, probabilmente questa “reclame” è da intendersi più come un richiamo vero e proprio all’attenzione che come uno sforzo di comunicazione, ma il fenomeno non va sottovalutato. Qualche tempo fa si diceva “bene o male, purché se ne parli..”, di certo questo battage ha un’elevata “memorabilità” ma non è detto che farà vendere più mobili ai titolari. La campagna di Dove per la bellezza autentica che Giorgio cita, parlando anche di brand reputation, è probabilmente qualcosa di diverso: il mobilificio all’angolo non può e non deve scegliere tra obiettivi di comunicazione, non deve sviluppare il proprio brand, o probabilmente ha scelto di non farlo. Il rivenditore “popolare” sceglie di comunicare con quella che può apparire ironia e provocazione, sicuramente per far parlare.
Chiudo con una provocazione giusto per riportare al web e agli obiettivi di questo blog il discorso.. siamo così certi che internet non ospiti più di qualche nerone? Pensiamo ad esempio ai gossip blog, ma basta anche uno sguardo a corriere.it (con “la malaria di Drogba”, “la pantera Norma fuori dalla casa” e “la polverini che soccorre il povero Califfo”) per comprendere quanto la qualità in comunicazione e web marketing non sia in realtà una priorità. Così come l’Italia merita il grande fratello il web merita i cani che corrono sullo skate e gli “adv blog” esclusivamente keyword oriented con l’obiettivo di macinare click a pagamento. Ce li meritiamo perchè li visitiamo e clicchiamo. Pensate al commerciale che vende corriere.it ad un imprenditore o al centro media che “piazza” una campagna banner, anche nelle migliori aziende la metrica “istantanea” sarà quella delle visite quotidiane, poco importa se “gossip driven”, e poco importa se la home page del corriere è totalmente diversa dal cartaceo, due pubblici diversi. Siamo poco evoluti nel valutare, e per questo motivo il “modello grande fratello” guida l’on line advertising a scapito dei contenuti di qualità. Forse ce lo meritiamo, ma non è che ci meritiamo anche il nuovo nerone?