Il 25 giugno a Vicenza Fondazione Nord Est e Università di Padova presenteranno i risultati di una ricerca che mira ad indagare l’esperienza post laurea degli studenti di Scienze Della Comunicazione. Noi a Marketing Arena abbiamo tre persone all’attivo provenienti da questa specializzazione, un segnale forte che la ricerca conferma: i comunicatori sono figure professionali qualificate e appetibili sul mercato. Questa affermazione non è banale per un gruppo di persone abituate ad essere tacciate di “laurea in scienza delle merendine“, poca capacità analitica e difficoltà nell’inserimento lavorativo. La ricerca aiuta a sfatare molti miti e luoghi comuni, svelando un panorama di persone ben inserite nel mondo del lavoro.
Un articolo di qualche giorno fa dal titolo “Why you need to be interesting” ben recita la differenza tra una persona con Skill generiche ed il “laureato moderno”, una figura che:
- si presenta in azienda con un minimo di skill già consolidate (non è necessario aver fatto 3 stage per saper usare wordpress, ad esempio)
- ha interessi propri, che raccoglie magari in qualche presidio digitale personale (non serve un portfolio, basta un account twitter)
- sa quello che vuole, può sembrare banale ma non lo è, spesso infatti incontriamo persone “spaesate” in attesa di essere imboccate, e a far la differenza non è il voto di laurea (gradito) ma l’impressione che il candidato da di aver capito come gira il mondo, e soprattutto in che parte dello stesso lui si trova in questo momento
Non è (più) una battaglia tra comunicatori ed economisti, ingegneri gestionali ed informatici. È un nuovo mondo, più mitigato e liquido in cui le agenzie come Marketing Arena vanno cercando figure da inserire in uno tra tre grandi silos:
- analisi strategica
- contenuti e relazioni
- analisi dei dati
Sicuramente i primi due sono più “fitting” per i comunicatori, che dimostrano però ampie capacità di crescita verso la tanto sognata professione (non ho mai capito perché piaccia così tanto) del project manager o dell’agency manager. Queste persone non scontano alcun gap da scontare rispetto ad altre figure ma si badi bene, non è il “comunicatore generico” che oggi le aziende premiano, forse nemmeno il giornalista, siamo di fronte a figure capaci di integrarsi in tutta la strategia di comunicazione e al tempo stesso di assumere una mansione verticale con occhio anche a performance, numeri e fatturati. Sono per predisposizione formatori migliori di altri e sanno sedere su più tavoli.
La rivincita dei comunicatori è davanti agli occhi di tutti, ma questa specializzazione vede di certo un imbuto nella corsa tra i tanti partenti e i pochi che arrivano ad eccellere, è su questo percorso che possiamo e dobbiamo lavorare, anticipando la costruzione di abilità collaterali e al tempo stesso preservando quella multidisciplinarietà che ha sempre caratterizzato questo mondo. Avrò il piacere di dialogare con un parterre di eccellenza mercoledì, ascolterò volentieri spunti e tweet, per comodità potere lanciarmi un segnale di fumo usando l’hashtag #nonsolomerendine 🙂