In questi giorni ho avuto modo di riflettere in diverse occasioni sul tema del punto vendita e sull’importanza del prodotto all’interno di una strategia di marketing. Può sembrare banale ricordare che il prodotto o il servizio è il fulcro del business aziendale, ma molti specialist (soprattutto social) a mio avviso vanno dimenticando questo concetto. L’approccio che molti di noi hanno nel momento in cui si comincia a lavorare con un’azienda è più o meno il seguente “ok, produttore di vestiti quindi va benissimo dividere in board su pinterest i prodotti e sviluppare una strategia di branding su facebook e twitter, instagram no perché siete b2b, al massimo lavoriamo con linkedin per l’internazionalizzazione“. Dimentichiamo sempre più spesso di informarci sugli obiettivi dell’azienda, i plus del prodotto, il contesto competitivo, la struttura distributiva, a mio avviso tra gli altri questo ultimo dato è sempre più importante.
Ragionare per strumenti e non per strategie, per mezzi e non per fini è deleterio. Amplificare il nulla è molto rischioso, ingaggiare una community senza contenuti è un autogol grossolano. Noi che controlliamo e dominiamo i media sociali e i mezzi di comunicazione dobbiamo renderci conto che manovriamo solo la fase due di un progetto di innovazione, senza prodotto non si va lontano. la bottega del caffè di dersut che in questi giorni ha aperto a Rovigo oggi era piena di gente, a mio avviso per due motivi oltre il fisiologico effetto novità: per prima cosa l’azienda comunica da subito una forte specializzazione di prodotto incentrando sul caffè la propria offerta (non credo saranno altrettanto forti sugli aperitivi ad esempio), oltre a questo propone una forte innovazione di prodotto con gusti innovativi e caffè con target price da 1,30 a 2,50 euro tutti da gustare.
Poco male che il sito sia debole lato SEO e non vi siano cenni evidenti ai social media, tutto questo verrà dopo. Questo è il cliente perfetto per un web marketer per almeno tre ragioni:
- il punto vendita scarica a terra direttamente l’immagine di marca, quindi il produttore controlla il canale
- le leve di marketing base sono ben gestite, e la comunicazione come amplificatore può e deve ora fare il suo corso per fidelizzare, rafforzare, mantenere quella spinta oggi data dall’effetto novità
- la costruzione di storie può essere supportata da promozioni ed eventi
Il rischio da cui mi piacerebbe mettere in guardia chi fa il nostro mestiere, i miei colleghi e me stesso, è quello di costruire storie dove non è possibile farlo. Il futuro dei punti vendita passa dalla costruzione di contenuti personalizzati, ricercati e rari. Da un’immagine distintiva e da un brand forte, da un servizio esclusivo e da una clientela conosciuta e riconoscibile. La comunicazione può fare molto ed il circolo della co-progettazione del contenuto in-store può fare la differenza, sono però i contenuti ed i prodotti ad abilitare la comunicazione, l’informazione ed i media (sociali e non), non viceversa. Se capiremo questo punto probabilmente potremo anche riscoprire i centri cittadini e sviluppare offerte di servizi di comunicazione soddisfacenti, perché questi servizi si pagheranno da soli, visto che germoglieranno in terreni fertilizzati da prodotti che non temono la concorrenza dei grandi merchant e della distribuzione on line. Non è una partita facile, ma credo che buona parte del nostro mestiere di domani, passerà da questi concetti.