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Giornalisti “in riserva” e blogger all’attacco

Oggi è un classico “PR day”, uno di quei giorni in cui incontri due o più fonti che ti fanno generare un’idea, un concetto. L’articolo di Luca De Biase che discute l’elogio al giornalismo mi ha fatto tornare a mente la presentazione del libro “Online media relations. L’ufficio stampa su Internet ovvero il Web raccontato ai comunicatori”, e se due indizi non bastano ecco l’articolo di Bardazzi, elogio dei professionisti, che merita una riflessione.

L’articolo di Bardazzi è interessante, ma la storiella del chirurgo non convince, cosi come non convince la premessa “gentile” che sa molto di contentino ai blogger. Non so perché ma il parallelo che mi viene in mente è quello con i focus group, strumenti oggi in declino per il semplice fatto che è molto meno costoso di un tempo osservare la realtà rispetto a chiudere 40 persone sotto una teca di vetro cercando di capire cosa fanno. I giornalisti sono come gli indiani, in riserva. L’aggrapparsi ad un metodo non può bastare, non può bastare perché un mondo che fatica ad autofinanziarsi è minacciato da un altro mondo che vive con la voglia di raccontare, e anziché pensare che quel chirurgo potrebbe meritare di essere educato (e anche aiutato in sala operatoria), pensiamo che il suo storytelling pulito, originale, unico, sia da buttare perché non aderente ad un metodo.

Ritengo presuntuoso il fatto di ritenere che un blogger non possa educare i nostri figli, e ancor più strano è che solo ora il giornalismo può raccontarci “un’altra verità”, quella verità che current tv e altri pochi indipendenti (che lavorano col metodo dei blogger) cercano da un pezzo. Anche i blogger hanno un metodo, che tra l’altro non costa a nessuno, come la mettiamo?

Dove sta l’errore? L’errore è legato a mio modesto parere al focus sulla ricerca del valore premiante del giornalismo. Chi sopravvive all’impeto dell’informazione democratica o anarchica dei blogger ma comunque gratuita? Le penne pesanti (De Biase non avrà problemi, di certo), le penne molto specialistiche (ed ecco gli abbonamenti per i giornali nel finance ad esempio) e chi sviluppa esperienze giornalistiche che un blogger fatica a generare, e penso ad esempio alla multimedialità insita nell’app di wired usa, stupenda, un pezzo giornalistico per il quale pago stra volentieri. A mio avviso la supremazia metodologica sulle fonti va sgretolandosi, quante volte vediamo sui vari TG immagini rubate e YouReporter o YouTube?

Fossi un giornalista (in riserva) io tenderei la mano e scioglierei le riserve, per non ritrovarmi in riserva. Difendere un privilegio appoggiandosi alla friabilità del proprio metodo non mi sembra la via vincente.. siamo sicuri che ci conviene?

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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