HomeBlogAdvertisingCalcio italiano: un prodotto venduto male

Calcio italiano: un prodotto venduto male

calcio.JPG

Ci scrive Matteo Zingales per segnalarci un bel post sul suo bel blog, Matteo ha accettato di scrivere per noi un sunto del suo articolo, visitate il suo blog.. ne vale la pena!

Con la recente legge sui diritti televisivi, che dal 2010 saranno vendibili esclusivamente collettivamente, si è iniziato a parlare, finalmente, di valorizzazione del prodotto campionato. Se fino a quest’anno l’obiettivo dei grandi club era quello di giocare più partite possibile, in modo da guadagnare il massimo dai diritti TV, ora emerge l’esigenza di valorizzare il campionato nel suo complesso. Si è iniziato a parlare così di “spezzatino”, ovvero di partite spalmate nell’arco del week-end, e più parti si sono pronunciate a favore di questa idea: Galliani, Matarrese, e anche Tavecchio, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, che ha auspicato un orario dedicato esclusivamente al calcio minore.

Ma basta il campionato-spezzatino per risolvere i problemi di vendibilità del prodotto calcio? Dal mio punto di vista occorrerebbe una importante riforma strutturale che coinvolga tutte le categorie del calcio italiano dalla Serie A alla terza categoria. Anche perché i problemi non sono solo televisivi, ma anche di affluenza allo stadio: le seggiole vuote intorno ai campi italiani sono sotto gli occhi di tutti. Bisognerebbe dunque agire sia per portare più gente allo stadio, sia per rendere i campionati televisavamente più appetibili, cercando di coinvolgere segmenti di popolazione ancora non sfruttati.

Primo fra tutti il mondo del calcio dilettantistico. Un milione e mezzo di tesserati gioca ogni domenica partite in contemporanea con quelle dei professionisti. E il numero di spettatori che il movimento muove ogni anno è stimato a 35 milioni. Cifre importanti che non vanno sottovalutate, perché rappresentano un segmento di popolazione potenzialmente interessato anche al calcio di alto livello. Quanti di questi 35 milioni, se potessero, andrebbero a vedere, oltre che la partita della squadra del loro paese, anche una di Serie A nelle vicinanze? E quanti fra questi rinunciano al pacchetto completo dell’abbonamento SKY perché la domenica pomeriggio non sono in casa? Ecco che quindi la proposta di Tavecchio di riservare una fascia d’orario al calcio minore appare più che giustificata. Spalmare tutte le partite di campionato nell’arco del week-end, abbandonando definitivamente la collocazione fissa delle partite alla domenica pomeriggio, permetterebbe di coinvolgere questa fascia di popolazione.

In secondo luogo bisogna cercare di mantenere alto l’interesse degli appassionati con campionati equilibrati. Nonostante questo aspetto dipenda dalla competitività dei singoli club, è innegabile che da quando il campionato è diventato a 20 squadre, i campioni d’Italia sono sempre stati dominatori dall’inizio di stagione. Diminuendo il numero delle squadre la classifica sarebbe fisiologicamente più corta e quindi la competizione sarebbe garantita fino alle ultime giornate.

Inoltre bisogna riformare la Serie C, portando le seconde squadre dei club più importanti a giocare contro le squadre professionistiche più piccole, come succede ovunque nel resto d’Europa. L’interesse che solleverebbe, per esempio, una Cavese – Inter B, magari con Balotelli in nerazzurro, non è nemmeno paragonabile a una Cavese – Paganese. Senza contare i benefici che una riforma di questo genere porterebbe sul piano sportivo ai giovani talenti italiani, che acquisirebbero maggiore esperienza dovendo giocare anche contro calciatori ben più grandi di età.

Ma di interventi possibili ce ne sono molti altri! Come per esempio abolire la sosta invernale di campionato (se la gente comune è in vacanza ha più tempo per andare allo stadio), abolire ogni tipo di deroga, facendo salire di categoria soltanto squadre con stadi adatti, ecc. ecc. Voi cosa ne pensate?

Matteo Zingales per marketingarena

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

Vuoi scrivere per noi?

Contattaci per proporre un articolo o segnalarci un contenuto interessante.