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Imparerete tutto, imparerete caro

Sarà che un po’ mi dispiace l’idea di non poter servire lo stato con le armi della conoscenza (è oggettivamente autolesionista provare oggi la carriera di docente universitario), sarà che sazio la fame di docenza (ed anche la fame vera) lavorando con alcuni master, la prospettiva della formazione avanzata in Italia, però, mi interessa da sempre. Ragionavo ieri sul rapporto tra università ed enti di formazione avanzata, in particolare sul rapporto tra una laurea ed un master, non per forza privato.

Non polemizzerò sulla riforma Gelmini, troppo tempo sarebbe necessario per comprenderne davvero i tratti salienti, credo però di poter dire “a naso” che molti dei corsi oggi attivati ma troppo poco frequentati per resister, domani diverranno master universitari. Un’università pronta quindi ad aumentare la propria potenza di fuoco commerciale all’interno di un mercato già di per sé sciacallo. Non sarà facile, le rendite di posizione delle strutture private non risiedono solo negli asset di comunicazione (anche il solo posizionare un master in comunicazione su google potrebbe oggi non essere banale), ma anche nella voglia di cambiare che gli studenti hanno e nella forte relazione con le aziende, vero fattore da sempre assente negli atenei italiani.

Quello che mi responsabilizza e stupisce al tempo stesso è il peso delle aspettative. I ragazzi investono cifre a 3 zeri sui master, dopo che le loro famiglie hanno investito forse cifre a 4 zeri sulla formazione universitaria, è lecito quindi attendersi una preparazione importante, forte, competente, ma soprattutto l’agognato placement. Vogliono giustamente sfruttare ogni singolo euro speso e danno molto più peso al futuro che all’esperienza in corso, considerandola funzionale all’occupazione e non formativa in sé. Quasi che gli studenti dessero al master “quell’ultima possibilità” non concessa all’università. Un master executive (per lavoratori) è senza dubbio utile e interessante per chi da un po’ “è fuori dal giro”, ma uno studente che per 5 anni ha studiato all’università ha davvero bisogno di un master? La risposta è probabilmente affermativa, almeno in questo momento storico in cui le università faticano a portare tra le mura amiche le imprese, cosa che invece riesce bene ai master. Resto però convinto che i master non dovrebbero puntare sul placement garantendo piuttosto una specializzazione che l’università non potrà mai garantire, in un contesto di questo tipo, quali sono le strade che i master e le università devono seguire per migliorarsi in ottica di co-opetition?

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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