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Noi siamo figli delle reti

Riprendo volentieri un post di Marco che su firstdraft ci racconta dell’insofferenza del sociologo Zygmunt Bauman che nel suo “consumo, dunque sono”, in qualche modo demonizza il nuovo consumisco e candida alla gogna internet, vero capro espiatorio delle colpe del consumerismo. Nei commenti si è generato un interessante dibattito sulla comprensibilità delle affermazioni di Bauman che appaiono a volte giustificate e giustificabili dai una nostalgia verso i favolosi 60, 70, 80, e altre volte poco compensibili, soprattutto alla generazione che rappresento (anno 83 per me). A lanciare benzina sul post un’interessante commento di Massimo Benvegnù che riporto

Lancio un’altra provocazione generazionale, anzi, secolare… Marco dice che Internet e’ uno spazio “di grande creatività ed innovazione”. Ma sono meglio tutti i video presenti oggi su YouTube, o i cinque anni in cui Francis Ford Coppola diresse Il Padrino, La Conversazione, Il Padrino Parte II e Apocalypse Now? Sono meglio gli mp3 disponibili su MySpace, o gli otto anni dal 1962 al 1970 in cui i Beatles rivoluzionarono la musica pop? Siamo sicuri che Internet sia veramente creativita’ ed innovazione?

Anche questa è una faccia della medaglia che può essere messa in campo, i teorici della long tail ci hanno detto che le hit sono morte, non vedo titoli recentissimi nella lista dei dischi più venduti di tutti i tempi:

«Greatest Hits,» Queen, 5,407,587
«Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band,» The Beatles, 4,811,996
«(What’s The Story) Morning Glory?» Oasis, 4,314,715
«Brothers In Arms,» Dire Straits, 3,956,704
«Gold,» Abba, 3,943,950
«The Dark Side Of The Moon,» Pink Floyd, 3,781,993
«Greatest Hits II,» Queen, 3,644,619
«Thriller,» Michael Jackson, 3,578,107
«Bad,» Michael Jackson, 3,554,301
«The Immaculate Collection,» Madonna, 3,402,160
«Stars,» Simply Red 3,361,115
«Come On Over,» Shania Twain 3,344,280
«Rumours,» Fleetwood Mac 3,135,844
«Urban Hymns,» Verve 3,054,374
«No Angel,» Dido 3,002,194
«Bridge Over Troubled Water,» Simon and Garfunkel 3,001,062
«Talk On Corners,» The Corrs 2,944,547
«Spice,» Spice Girls 2,920,669
«Back To Bedlam,» James Blunt 2,895,874
«White Ladder,» David Gray 2,851,429

Ora la domanda è piuttosto scontata: è giusto demonizzare internet, è vero che abbassa la qualità dei contenuti e soprattutto la sana nostalgia per il tempo che fu è motivo per una non celata tristezza sul presente? A difesa dei nostalgici, non sembra ma lo sono, riporto una frase di un amico 35enne (rampante, col porsche) che mi ha detto “voi avrete anche fasebook e troiate varie, io però a 23 anni ero già stato 2 mesi a Cuba e 3 mesi a Miami“, probabilmente è questa parte del gioco che dobbiamo considerare, quando le reti sostituiscono e sgretolano rapporti sociali reali è giusto sentire di “perdersi qualcosa” ma quando li favoriscono e aumentano le possibilità di networking o socialità non vedo problemi.. come detto su firstdraft il consumo eccessivo va additato al marketing, la tecnologia in questo caso è solo un mezzo, voi che ne dite?

 
 
AUTORE

Giorgio Soffiato

Markettaro per passione, dal 1983. Mente creativa e progettuale dell'azienda, fa chilometri e supera ostacoli in nome della rivoluzione arancione chiamata Marketing Arena. Cavallo Pazzo.
 
 

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