Il gruppo McCann ha svolto una ricerca su 7000 giovani provenienti da diverse parti del mondo, domandando quale fosse il loro rapporto con Internet e quanto influisse nelle loro vite.
Secondo questa ricerca, i giovani intervistati (in un’età compresa tra i 16 e i 30 anni) evidenziano 4 punti chiave alla base del loro modo di concepire internet.
1. La tecnologia come il quinto senso
E’ stato chiesto ai giovani se sarebbero disposti a sacrificare uno dei loro sensi pur di mantenere la tecnologia presente nelle loro vite. Il 53% dei giovani, tra i 16 e i 22 anni, e il 48% dei giovani, tra i 23 e i 30 anni, ha risposto che rinuncerebbe all’olfatto pur di mantenere una qualche abilità nell’interagire con la tecnologia. Internet e tutti gli strumenti a esso collegati rappresentano una illimitata potenzialità di amicizie, sapere e intrattenimento che si muove con gli utenti e gli accompagna nella vita quotidiana.
La tecnologia oggi giorno permette ai giovani di sperimentare il mondo in cui vivono e di dargli un senso attraverso immagini, video, audio e testo.
2. Economia sociale
La necessità sempre più forte di sentirsi parte di una comunità globale e di relazionarsi con realtà diverse che vadano oltre i confini territoriali e culturali, si riflette anche nella diversa percezione dell’economia. Oggi siamo sempre più interessati al fare cose, piuttosto che al possederle. Se è vero che un’economia di massa spinge al consumo, è anche vero che grazie all’impulso della tecnologia, diviene fondamentale sperimentare il fare. Basti pensare all’esempio di Groupon, le persone acquistano “esperienze” non oggetti, anche nel caso in cui il coupon sia destinato all’acquisto di un bene fisico prima viene la fase dell’azione e poi quella del possesso: aderisco all’offerta con altre persone per poi “possedere” ciò che hanno acquistato.
Altro elemento imprescindibile di questa nuova economia è la condivisione dell’esperienze di acquisto e l’influenza di coloro che reputiamo “affidabili” nella valutazione di un bene che ci accingiamo a comprare.
3. I cacciatori di verità
Anche i brand sui social network possono diventare “amici” degli utenti, ma come tali devono rispettare alcuni presupposti:
- il brand deve permettere di sviluppare la propria identità, non imporre i propri valori;
- un marchio non può essere invasivo in uno spazio “libero” come quello dei social, dove le relazioni sono una scelta e non un’imposizione;
- al pari delle amicizie reali, quelle virtuali presuppongono genuinità e sincerità.
Il concetto di verità esplode in una società che permette di “sbirciare” dietro le quinte quelli che sono i reali processi produttivi. L’informazione diviene dominio di tutti gli utenti che mettono a disposizione le loro esperienze a favore di altri.
I brand reputati come “corretti” e sinceri sono spesso quelli più piccoli, ma quelli che vengono reputati come chiavi dello sviluppo tecnologico sono piuttosto Google, Microsoft, Apple, Facebook. Questi ultimi brand sono quelli in cui i giovani ripongono fiducia, quelli a cui affiderebbero la risoluzione di un problema e che rendono “più facile” la vita.
4. Una nuova Giustizia
Il concetto di giustizia viene vissuto su due livelli diversi:
- personale: ciò che è giusto per me;
- sociale: ciò che è giusto per la società.
Per giustizia personale la maggior parte dei giovani intende un insieme di regole di comportamento che va oltre le barriere legislative dei propri paesi: con l’avvento di Internet i confini, siano essi politici o culturali, vengono ridotti ad una mera convenzione imposta dall’alto. La legge di Internet spesso esce dai confini della legge nazionale. Un banale esempio è quello del plagio: sul web reinterpretare una creazione di altri non è reato e gli strumenti messi a disposizione degli utenti permettono di sviluppare tutte le infinite, possibili variabili di una stessa invenzione.
Nella percezione di giustizia i social media hanno una funzione chiave, basti pensare alla grande movimentazione portata avanti su Facebook per quelle campagne di sensibilizzazione che nella realtà esterna non troverebbero il giusto spazio (un esempio su tutti: il referendum sull’acqua). Grazie al web la disinformazione viene difficilmente tollerata e tutti sono chiamati a condividere, esprimere e informare.
In conclusione i brand o le istituzioni che si rivolgano ai giovani di oggi, ma anche agli adulti di domani, dovrebbero sapersi inserire in questa realtà riuscendo a percepire l’importanza delle parole Verità, Economia, Giustizia che non sono certo state inventate con Internet, ma in questo contesto hanno trovato il loro nuovo paradigma. Solo interpretando le motivazioni e le esigenze che spingono i giovani all’uso di Internet è possibile essere membro di questa comunità globale, senza svolgere il ruolo di un ospite indesiderato.
Aggiungerei un ultimo punto (personale) ai quattro suddetti: Visibilità. Non intesa come “fama” al pari di quella che si attribuisce a personaggi noti, quanto piuttosto come la possibilità di esprimere il bisogno di essere individui riconosciuti dalla società: nella realtà di internet posso esprimere la mia opinione e pubblicarla, comunicare la mia identità e farmi “vedere” dagli altri. In una società così stretta nei tempi e negli spazi, forse Internet non è l’unico luogo in cui pochi possono essere ascoltati da molti?