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Back to Brand

Non avrai altro Brand al di fuori di me”.

Se dovessi riassumere in una sola frase (rubata da una recente canzone del rapper Marracash) cosa mi porto a casa dalla maratona di Digital Branding Room che si è conclusa la scorsa settimana, sceglierei senza dubbio questa.

Se prima di questa serrata staffetta di eventi, che fosse il momento di rimettere il brand al centro di molti ragionamenti era una sensazione figlia dell’esperienza “sul campo”, ora che il traguardo è stato tagliato è una certezza granitica, oltre che un investimento culturale che non si può più permettere di lasciare in secondo piano.
Una delle parole che si è presentata con più frequenza nelle diverse occasioni è stata proprio cultura. E la cultura del marketing a servizio del brand è stata troppo spesso messa nel cassetto in favore di una riga in più nel CRM, o nascosta dietro alla scusa che nel B2B le armi a disposizione sono poche e meno affilate rispetto a quelle dei cugini sexy del B2C.

Ci siamo ricordati che investire per non farsi valutare solo sulla base della convenienza economica è un compito non delegabile e non procrastinabile anche per soddisfare esigenze di breve periodo, perché “il modo migliore per generare opportunità commerciali è attraverso il brand”, come è stato più volte ricordato. E se è vero che “Rome wasn’t built in a day” forse è il caso di iniziare o ricominciare già da domani, restando nel parallelismo musicale.

Ci siamo anche ripromessi di non piegarci più alle mode del momento e allo storytelling forzato e fine a se stesso, ma di chiederci sempre come le attività legate al brand possano e debbano fare sempre da sponda ad obiettivi di business. Non sarà un post di real time marketing a creare brand differentiation.

Ci siamo poi detti che non possiamo più trascurare attori organizzativi come le HR o l’area commerciale, perché solo da un dialogo costante e da una condivisione di informazioni (dati) si possono attenuare storiche frizioni e gelosie, ma soprattutto ricevere spunti validi per costruire qualcosa di davvero rilevante nel lungo periodo.

Ma ripercorrere i contenuti di ogni intervento non è l’ambizione di questo post. Risulterebbe poi un esercizio poco utile, il distillato così ricavato non permetterebbe di apprezzare la ricchezza di spunti che tutti i relatori sono riusciti a mettere a disposizione di tutti coloro che con pazienza e curiosità hanno partecipato alle diverse Digital Branding Room. Anche perché la varietà di prospettive e la profondità con cui si è parlato di marketing e brand sono state davvero importanti, sono certo ci saranno occasioni ad hoc per mettere a sistema tutti gli spunti raccolti. Dal mercato alla tecnologia, dalla comunicazione alla vendita, dai collaboratori ai clienti, i punti di osservazioni sono stati talmente vari da permettere una rappresentazione a tutto tondo di ciò che vuol dire “fare brand”, ma molto ancora c’è da dire e soprattutto da fare.

La strada è stata tracciata, la palla torna nel nostro campo per la prossima giocata. È una sfida che accettiamo con piacere.

Per chiudere, un grazie di cuore a tutti i relatori che si sono passati il testimone in questa staffetta, a chi ha partecipato e interagito con entusiasmo, ai media partner che hanno supportato la visibilità dell’iniziativa. E grazie anche a chi ha reso possibile che questo evento da una discussione in una call diventasse ciò che è effettivamente stato, dedicando “anima e core” per la sua riuscita.

 
 
AUTORE

Alberto Casna

Animale sociale dal 1990. In fissa con e-commerce e retail management. Esploratore.
 
 

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