Se avessimo il tempo di leggere tutti gli spunti che il web offre saremmo tutti onniscenti o quasi, la selezione è invece una delle abilità più importanti per chi fa il nostro lavoro (o ha la nostra passione), cosi come è importante l’abilità di visitare i siti che selezionano per te :-). Proprio da un giro su uno dei macinatori più bravi della rete (minimarketing.it) ho scoperto un approfondimento sulle metriche del social media marketing, pubblicato su marketing charts.
La ricerca evidenzia come i social tools più utilizzati siano blog (78% intervistati) e video (63%) seguiti da social networks (56%) e podcast (49%). Più della metà delle imprese intervistate (51%) misura i ritorni da social media marketing in parte adattando le metriche oggi consolidate (quelle per il search engine & co per intenderci) e in parte sviluppando nuovi indici, tra i quali
– relazione con l’audicence di riferimento
– aumento di reputazione
– miglioramento di rank da motori di ricerca
– fedeltà
– commenti rilevanti
– copertura dei social media
– visite al sito mediate da siti influenti
Con una prevalenza del target 18-25 i social media si qualificano come media giovane ma un dato sorprendentemente emergente è quello degli over 65 che tallonano i più giovani e dimostrano di gradire il mezzo.
Sicuramente complessa risulta la misurazione della reputazione degli influenzatori, ancora “grezza” e basata su paramentri quali il noto pagerank e la reputazione on line, manca del tutto una dimensione di scommessa in cui i responsabili aziendali valutino il tasso di crescita di un blog per stabilirne la legittimità. I più virtuosi si affidano alla frequenza di posting (che non è assolutamente sinonimo di qualità) o, per le persone, alla presenza nelle community più popolari (flickr, facebook..). Non stupisce il fatto che sono i media e la formazione i settori privilegiati per l’utilizzo del social media marketing mentre la produzione e i settori hard stanno ben distante.
Oggi il social media marketing sembra uno strumento “fine”, più qualità che quantità, più spada che fioretto. La possibilità di targetizzazione per la prima volta push (aggrego il mio target) anzichè pull (parlo di una cosa sperando che il mio target arrivi) porta con sé i vantaggi di una fedeltà mai vista ma anche i rischi di un rapporto puro che non sappiamo quanto l’azienda potrà mediare, la sensazione è quella che non sarà perdonato nulla a livello social media e soprattutto che le metriche saranno importanti quanto la costruzione e l’utilizzo di strumenti social media, il target non sarà un numero, è una persona. Dobbiamo conoscerli per nome 🙂
Ecco il report