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Data driven business: dai dati alle azioni

Inutile dire su questo blog quanto i dati siano importanti e quanto una buona analisi dello scenario possa influire sul successo o meno di una decisione. È anche vero però che leggere i dati non è immediato come può sembrare e molte volte si rischia di essere tratti in inganno dalle apparenze.

Come leggere quindi in modo corretto i dati? Nel libro Thinking with Data di Max Shron si suggerisce di vedere l’ambiente di riferimento come una storia: in tutte le storie è presente un contesto (context), l’ambiente di riferimento, qualche conflitto, quindi la necessità (need) di cambiamento, la risoluzione, ovvero la vision, ed il lieto fine, quindi i risultati attesi (outcome).

Abbreviati in una sola sigla: CoNVO (context-need-vision-outcome).

Contesto (Co)

Il contesto emerge una volta che si è capito con chi si lavora e e perché stiamo facendo quello che stiamo facendo. Può essere dedotto solo parlando con i diretti interessati e capendo cosa si aspettano dal progetto. Tutte le volte che cambiano le persone coinvolte nel progetto cambia anche il contesto. Ad esempio un free lance vedrà spesso cambiare il contesto di riferimento.

È in questa fase che dovranno trovare risposta le domande:

  • Cosa stai cercando di realizzare?
  • Chi è coinvolto nel progetto?
  • Ci sono grandi obiettivi o scadenze che possono aiutare a dare priorità al progetto?

Necessità (N)

Una volta definito il contesto risulta molto più semplice individuare la nota che stona, ovvero qual è la necessità manifestata, il bisogno da risolvere per ottenere una soluzione ottimale.
Raramente però le necessità sono cristalline, ed individuarle può essere tutt’altro che semplice. Possono quindi essere d’aiuto in questa fase un brainstorming, in cui possono emergere le giuste domande, e strumenti (avanzati!) come carta e penna, o post-it che aiutano a fissare concetti che possono poi rivelarsi chiave.

Tra le domande cui è necessario rispondere in questa fase:

  • Quali dati posso raccogliere per avere un’analisi più chiara del contesto?
  • Quali esigenze specifiche potrebbero essere risolte?
  • Quale progetto vogliamo realizzare?

Vision (V)

Ok, abbiamo un’idea su cosa vogliamo modificare e come lo vogliamo modificare, ma prima di procedere ulteriormente è bene fermarsi ripensare se ci è sfuggito qualcosa. Per fare questo è meglio avvalersi di un supporto visivo che può essere a seconda dei casi un cartellone, un modellino, un mockup… che presenti le dinamiche in gioco nello scenario.

Questo modello dovrebbe aiutare a rispondere alle seguenti domande:

  • È possibile ricreare il risultato finale?
  • Quale forma avrà? Risponderà a tute le necessità individuate?
  • Quale criterio mi permette di attuarlo?

Risultati Attesi (O)

Se la vision si concentra sui passi da attuare per arrivare alla definizione del progetto, la fase relativa i risultati attesi allarga ulteriormente la prospettiva includendo anche quelli che saranno i risvolti nel contesto dopo che il piano sarà attivato. Se non si capisce a fondo la destinazione d’uso del prodotto infatti è semplice perdersi e progettare qualcosa che nessuno mai utilizzerà.

Per evitare questo le domande da porsi sono quindi:

  • Come sarà attuato il progetto?
  • A chi porterà benefici?
  • Come misureremo il successo del progetto?
 
 
AUTORE

Ilaria Guarnieri

Se Marketing Arena ha uno slidificio, Ilaria è fornaio di Keynote. Sforna icone e grafici come non ci fosse un domani, ma soprattutto offre alla prima linea caldi dati per costruire strategie. Alzatore.
 
 

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