Di ritorno da una piacevolissima vacanza in un villaggio turistico a Marsa Alam, in Egitto, non posso non proporre alcune considerazioni sul marketing applicato a tale contesto. Il gioco di parole del titolo viene dal nome del tour operator scelto: settemari. Svilupperei proprio in 7 punti la discussione.
1) QUALITA’: La qualità del villaggio che mi ha ospitato è indubbia, struttura eccezionale e servizio molto buono. Una caratteristica attesa da un villaggio *****, peccato però per la qualità del cibo, assolutamente non all’altezza.
2) QUANTITA’: quella dei villaggi turistici e delle formule “all inclusive” è di certo un’economia della quantità, dispencer free refill e cibo a volontà permettono a tutti di non pensare al piatto, tanto è sempre pieno. Questo fattore incide però sulla qualità, la produzione industriale di cibo e servizi fa infatti dimenticare l’ottica qualitativa di fondo che dovrebbe caratterizzare il villaggio descritto.
3) RISPETTO: e’ umiliante vedere intere famiglie italiane alla caccia del corallo più pregiato, barbaramente torturato al soldo dello snorkeling selvaggio. Alcune colpe sono del marketing che spinge a non dettare delle regole pur di lasciare al turista la gioia di toccare la tartaruga o esplorare il reef più bello. Il fatto che molti, per parlare dell’Egitto, si spostino verso sud considerando la barriera corallina di Sharm El Sheik “finita” non è di certo un bel segno.
4) TARGET: Molte famiglie, diverse coppie, pochi gruppi di amici. Molto interessanti le politiche di up e cross selling che vedono (almeno) raddoppiati gli introiti dei tour operator grazie ad escusioni programmate e diving (immersioni).
5) BANALITA’: molto triste in un villaggio che dovrebbe essere di lusso l’assenza di servizi di base come aria condizionata alla reception e un cibo “internazionale” non sempre presente. Queste piccole cose rendono a volte leggermente “storta” una giornata fantastica.
6) FUTURO: il futuro del villaggio è a mio avviso roseo, di certo è necessario stabilire con certezza un posizionamento stabile (anche in funzione di località e target) rispettando l’ambiente “colonizzato”. Utilizzo questo termine perchè in Egitto è apparso chiaro lo scambio “spazio edificabile in cambio di lavoro dato alla popolazione locale”.
7) CONCORRENZA: la “formula”, avendo provato diverse strutture, è molto simile tra i vari villaggi: animazione spinta, quantità e riproduzione di un’ambiente esperienziale e scenografico.
Concludendo, una bella vacanza. Resta il dubbio su alcune affermazioni del tipo “5 stelle in Egitto sono 3 in Italia” che per un villaggio italiano non dovrebbero valere. Per il resto, tutto sommato, ne vale la pena. Un grosso rischio nel passaparola all’interno della struttura: alcuni ospiti conosciuti durante la vacanza non hanno gradito sapere di aver pagato 200 euro a testa in più rispetto ad altri.. probabilmente però su questo incide la formula last minute.
In termini di marketing viene da chiedersi se la “progettazione” delle esperienze non sia troppo spinta, o se è questo che i turisti vogliono, una su tutte per chiudere: i beduini che nel deserto intonano canti tipici e poi chiudono con “trentatrè trentini…” 🙂
Per l’immagine: http://www.villaggi-italia.it