Cosa si può inventare un già noto gruppo di abbigliamento per far impennare la propria brand equity? Cosa ci sarebbe di meglio, in una toccante ma indelebile emozione, far sfilare i propri abiti proprio a Ground Zero a poche ore dall’inizio della settimana della moda di New York?
A questo ha pensato, per il primo Febbraio, il gruppo Sixty fondato nel 1989 da Wichy Hassan e Renato Rossi che gestisce ben otto marchi: Energie, Murphy Nye, Killah, Refrigiwear, Richlu, K-Boston oltre a Sixty e a Miss Sixty, sparsi in circa 326 flagship store e 7mila multimarca.
Sixty non ha mai smesso di crescere, in meno di vent’anni è diventata un azienda da 640 milioni di euro di ricavi, seconda in Italia nel settore casual solo alla holding di Renzo Rosso, con una crescita del 6,4% rispetto al 2005 e con una previsione di 700 milioni di euro ricavati nel 2007.
Nel breve termine il gruppo si prefigge di espandersi nel mercato americano con il marchio Miss Sixty, che è anche quello che finora ha permesso i ricavi maggiori. Per fare questo la trovata della sfilata proprio a Ground Zero pare perfetta: presi dall’emozione, sicuramente triste ma altrettanto forte gli spettatori non potranno non accorgersi di questi abiti e non potranno dimenticare questo marchio.
L’azienda si è comunque, finora, mossa con cautela in tale mercato preferendo progetti di brand extension mirati come gli occhiali , i profumi e le scarpe, business sempre in crescita.
Il gruppo non dimentica però il mercato giapponese e cinese: come Diesel e altri brand che hanno iniziato da jeanswear, il gruppo Sixty ha trovato in Giappone i consumatori più attenti alla storia dei nostri prodotti italiani fatti di qualità e tradizione.
Un’altra scelta del gruppo molto importante è stata quella di puntare sullo storico marchio acquisito nel 1993, Murphy&Nye: il 2007 sarà l’anno dell’American’s Cup e Sixty è fornitrice ufficiale e sponsor del team New Zeland; quale occasione migliore per promuovere un marchio dalle vocazioni sportive, nato proprio per l’abbigliamento da vela? Il managment del gruppo prevede di incrementare da 75 a 200 entro il 2009 i negozi monomarca Murphy&Nye.
L’azienda si rivela vincente anche nell’approccio con le nuove tecnologie: da sempre ha investito moltissimo nella logistica sia nella sede principale di Chieti, sia nei vari stabilimenti sparsi nei vari paesi ma da qualche tempo ha deciso di puntare anche sull’ e-commerce prevedendo di estendere tale potenzialità in tutti i loro mercati entro il 2007.
Nel loro sito non vedono infatti solo un ulteriore canale di distribuzione ma un tool per stabilire una relazione forte con la propria clientela che si può, in linea con i più innovativi concetti di marketing, riconoscere come una comunità unitaria.
L’analisi sembra insomma far prevedere uno futuro più che roseo all’azienda che pare impegnata con successo su tutti i fronti. Il fatturato non lascia dubbi sull’abilità del managment ma anche l’approccio al mercato, sempre attento, sempre in armonia con lo scenario che via via si presenta, mi fa affermare che le potenzialità per il gruppo sono molte e tutte fattibili. Cosa ne pensate, con questi dati è possibile credere che la leadeship di Renzo Rosso venga minacciata, o è soltanto un’altra grande azienda che fa respirare lo storico settore dell’abbigliamento in Italia?
Ilaria Paparella per marketingarena
Fonti :
il Sole 24 Ore