Abbiamo affrontato altre volte il tema della crescita e del passaggio di consegne da un modello di consulenza ad un modello di agenzia, lo sforzo di oggi però è quello di reinterpretare questa realtà basandoci sulle 4P del marketing, basi fondanti ancora troppo poco conosciute, purtroppo.

Quello che ho notato analizzando diversi casi di agenzie con cui ho lavorato è che la traccia evolutiva è ben distinta, anche se non per forza un’agenzia deve decidere di passare allo step successivo per sopravvivere, cominciamo:

  • Prezzo: un consulente che decide di fare il salto, solitamente lo fa per un’abbondanza di lavoro che è però spesso sbilanciato sulla sua figura, il modello della delega quindi funziona a singhiozzo e spesso ci si ritrova a puntellare il proprio business con alcuni collaboratori cui vengono affidati lavori più operativi che però “fanno cassa”. La piccola agenzia è aggressiva, agile e dinamica e, come si dice, “prende su tutto”. Il modello dello “studio associato” nel nostro mestiere non sembra funzionare con la stessa linearità che esiste in altri mondi (commercialisti, avvocati..)
  • Prodotto: se le cose vanno bene e si è di fronte a persone con la testa, gli incassi di questo periodo di vacche grasse vengono reinvestiti sul prodotto, l’azienda quindi si specializza e costruisce alcuni asset forti (chi il seo, chi il social, chi l’e-commerce) e comincia a strutturarsi anche a livello di personale, probabilmente le prime figure da integrare sono un project manager poliedrico (che si sporca le mani..) e un account coi fiocchi. E’ tipicamente giunto il momento di trovare un sede vera, cominciare a farsi vedere su qualche medio cliente e strutturare partnership forti, è la fine del modello provinciale, arrivano le certificazioni e l’azienda si struttura
  • Comunicazione: il terzo step è quello forse più complesso, l’agenzia è ora una cosa vera, può iniziare a pensare di sostenere qualche trasferta in terra milanese, o addirittura aprire una sede in loco, per andare a mangiare nelle tavole ricche. E’ tempo di fare una scelta forte, cioè di investire su una persona di carisma che sarà “l’uomo della comunicazione”, non è più tempo di saper fare, è ora di far sapere e far vedere. La presenza a più eventi possibile, e possibilmente i migliori, diventa fondamentale, ci ritroviamo cosi a volte anche nel paradosso dell’ubiquità di alcuni personaggi che, per fretta, si trovano costretti a ripetere “la stessa minestra un pò marchettona” più e più volte. Questo passaggio PR based è comunque fondamentale
  • Distribuzione: non tutti ci arrivano, e chi ci arriva non sempre sopravvive. E’ il mondo del digital per le multinazionali, i big brand. Il mondo delle gare che impegnano due risorse per una settimana, e spesso non vanno a buon fine. Il mondo in cui devi mettere la testa nell’off line, magari con un ufficio stampa “vero”. Tipicamente l’agenzia muove con due o tre sedi, più account e una struttura manageriale, accordi di partnership con altri mondi (app, mobile, video making etc..) e rivendita di servizi terzi.

Può funzionare? Questo è un modello evolutivo? E soprattutto è premiante? Io credo semplicemente che ogni azienda e agenzia debba trovare la propria dimensione, probabilmente è finito il modello dell’agenzia da 20 o 30 persone e le strutture snelle vinceranno.. come diceva qualcuno però la crescita sembra inevitabile.. è cosi?