Leggo senza sorpresa un articolo di Corriere.it dal titolo “Il lavoro e la rivincita del ragionier fantozzi: ora i giovani sognano di fare gli impiegati“, che sostanzialmente disegna un’Italia in cui i giovani abbattono le proprie ambizioni e cedono alle sirene (per la verità poche e labili) del posto fisso, interessa però un passaggio contenuto nel sottotitolo:
Nel 2004 volevano essere imprenditori. «A caccia di sicurezze in tempi di precariato» Il sociologo «La cosa che colpisce di più è che chi ha un titolo di studio tende ad abbassare le pretese»
Il Corriere, al solito, racconta e bene delle storie. Questa volta tocca a Marco e Francesca, giovani con un futuro potenzialmente brillante, imprenditoriale, autonomo, “catapultati” in assicurazione o alla segreteria dell’avvocato. Perché? Le motivazioni sono diverse, riassumo quelle che ogni giorno riportano i tanti “scottati” dalle prove generali di un futuro che non fa per loro:
Orari di lavoro pesanti
Responsabilità troppo elevate o nulle
Guadagni bassissimi e basse prospettive di occupazione
Il problema risiede nella correlazione tra questi elementi, non nelle singole entità che potrebbero risultare accettabili o addirittura desiderabili. Sostanzialmente i ragazzi ci provano, prima di tutto spremendo al massimo le proprie esperienze formative (master) ed in secondo luogo accettando per un periodo (stage) una vita che scoprono poi inadeguata alle proprie aspirazioni. Non credo sia un problema di scrematura in cui chi tiene duro un po’ di più ce la fa.. A mio avviso è un problema di vetustà del mercato del lavoro in cui troppi over 65 sono ai tavoli di comando anziché al parco col cane (o magari in aule formative a regalare o vendere la propria esperienza), e non si tratta di essere bolliti ma di fare spazio, i ritmi e le pretese non sono calati ma la congiuntura obbliga a fare in 3 quello che andrebbe fatto in 6, e quindi si fanno le nove ogni sera, sabato mattina compreso.
La mia sensazione è che master e stage non siano utili, ma utilissimi. Dopo queste ulteriori esperienze però lo scenario è tutto nuovo, forse tutto da disegnare. Creare un’impresa o adagiarsi sul posto da impiegato (quando ce n’è la possibilità) è oggi più facile che tentare la carriera come hanno fatto i protagonisti delle storie del corriere, gli impiegati 2.0 sono masterizzati, e quindi dove si formano gli imprenditori e le classi dirigenti di domani? Perché un ruolo un tempo ambito è oggi rimbalzato dai più?