Facebook e Twitter non bastano più. Ce lo dice L’ippogrifo che nel bel post “Social Media: ormai Facebook e Twitter non bastano più” racconta e, cosa non comune, giustifica con i dati l’ascesa di “n” Social Media che un buon marketer non puo’ permettersi di ignorare di questi tempi. La lista comprende 23 network sociali (quindi per un’agenzia 23 account per cliente) da considerare per essere al passo coi tempi in una delle più chiacchierate (troppo) leve del marketing digitale. Due domande a secco:
- Quanti di questi network, seppur a massa critica giustificata, sono rilevanti per le aziende italiane?
- Come gestire una presenza tanto articolata cercando la conversazione e non lo stream?
La mia sensazione è che sia necessario fermarsi e fare il punto della situazione. Prima di pensare agli strumenti, al “piano social media”, è fondamentale definire:
- Obiettivi
- Risorse disponibili
- Ritorni attesi (e relative metriche)
- Declinazione di medio periodo del piano
Ben fa l’Ippogrifo a metterci in guardia, la presenza diversificata su più network sociali consente di diluire il rischio ma di questi tempi.. operativamente.. come si fa? Quello che non si può non denunciare è una socialmediacentricità di chi vi opera che quindi usa mettere al centro del problema e della soluzione Facebook&Co. Da un lato l’evoluzione degli strumenti oggi standard (Facebook, Twitter, Linkedin), dall’altro il proliferare di nuovi (Foursquare, Quora, etc..) non possono a mio avviso far uscire di senno i referenti di web marketing che devono di certo cogliere le opportunità del first mover (le pmi insegnano) ma altrettanto devono essere abili nel non farsi prendere dalla moda del momento, trascinando le aziende. A mio avviso il punto di partenza non è tanto la conversazione, o lo strumento, canale, mezzo, spazio ove essa si attiva. Il punto di partenza è la relazione che l’azienda vuole ma soprattutto può sostenere con la propria utenza, e non deve esserci vergogna nel caso in cui le risorse scarse o la particolarità del prodotto permettano solo piccoli assaggi di socialmedialità (es. crm su twitter e non di più). Si fa sempre a tempo a crescere.
Un approccio basato sulla strategia e sull’abilità a soppesare le possibilità risulterà di certo vincente nel lungo periodo e ricordiamo sempre (swat analysis insegna) che dove vi sono opportunità vi sono anche minacce e cosi i punti di forza di certo hanno uno specchio in punti di debolezza da non sottovalutare. La totale apertura aziendale ai media sociali può scontrarsi con problemi sul prodotto che gli stessi amplificheranno, oltre a fare la conta delle opportunità quindi, ricordiamoci sempre che stiamo dando in mano alle aziende un megafono, ma la comunicazione a due vie altro non è che un megafono in mano anche ad utenti, clienti (soddisfatti e non), detrattori, concorrenti e nemici. Ben vengano le opportunità quindi, ma occhio a gestirle al meglio.