Bella giornata quella passata a ToscanaLab, intervenuto come contributor nel panel diretto e orchestrato alla grande dal sempre eccellente Stefano Vitta e che ha visto alternarsi al microfono diversi volti noti del web2 italiano, tra i più in palla sicuramente Luca Sartoni, Alexandre Levy e il Doctor Brand Jacopo Pasquini. Comincio dalla fine, un ringraziamento a Mirko Lalli per l’organizzazione e a Daniele Vinci e firstdraft per aver contribuito inconsciamente alla presentazione che potete trovare sopra.

Una sola sensazione: ci siamo. Siamo arrivati al punto in cui l’effetto moda del social media web 2.0 super sharing love marketing va scemando e si scorgono con maggiore chiarezza i tratti distintivi dell’ennesima nuova leva di business. L’esordio di Stefano Vitta, “non vorrei sembrassimo degli ipocriti” in gran parte spiega la situazione: le aziende apprezzano il social media marketing e si vestono da buoni samaritani del business ma l’obiettivo rimane il medesimo: sell out. Siamo tutti bravi a fare brand, a sviluppare awareness, conoscenza, cultura, ma le aziende in tempo di crisi chiedono di far correre la gente agli scaffali. Questo è il primo punto fondamentale, che si aggiunge alle giustificazioni che dobbiamo a chi, la fuori, ci chiede di entrare nel mondo del lavoro e del nuovo marketing e sviluppa tesi di laurea sul 2.0 con la speranza di accedere a un nuovo modo di fare comunicazione e si trova invece spesso rimbalzato nel mondo delle fotocopie 2.0, il web copywriting. Tutto confermato nel nostro post: ha ancora senso andare all’università?

Preso atto del contesto le vecchie volpi 2.0, cioè noi, non hanno fallito il colpo. Tutti avevano già previsto questo scenario, semplicemente perchè ci si scontrano ogni giorno. L’idea di raccontare una storia o di sviluppare un progetto in cui gli utenti partecipano non è portata avanti perchè le aziende sono diventate più buone ma semplicemente perchè hanno capito che senza presidiare questi contesti non si fa più quello che si faceva prima: vendere prodotti fregando il cliente il meno possibile (cit.). Quello che porto a casa da questa bella giornata sono essenzialmente tre cose:

Le aziende hanno bisogno di essere accompagnate: la complessità aumenta e non c’è libro di marketing che tenga, il business oggi si fa seguendo tendenze (foursquare l’ultima..) e indovinando il giusto mix tra relazione, prodotto e comunicazione.

Nessuno ha soluzioni, molti hanno linee di indirizzo: quello che in questa fase può offrire un consulente è la propria esperienza e capacità di leggere il mercato “fra 6 mesi”, è ormai questo infatti il tempo del web.

Non c’è una tattica da seguire, questo favorisce la strategia: rido di gusto quando sento chiedere “un video virale” e mi viene in mente la frase “faccio il consulente, non il mago” proprio perchè pochi hanno capito che quello che può essere sviluppato è un’idea, da portare avanti, ma nessuno può vendere miracoli o peggio l’attenzione delle altre persone. Davanti a un video come questo:

non si fatica a credere che l’azienda (quello a video è il titolare) abbia moltiplicato le proprie vendite dopo una tale genialata: frullare gli oggetti per dimostrare la potenza del proprio prodotto. Non tutti però possiamo applicare questa leva al business, non tutte le aziende hanno il prodotto giusto o la potenzialità (pensiamo ad esempio al b2b..), che fare quindi? Credo che il nuovo marketing consista nel cercare la leva di relazione, il punto di contatto con l’utenza, il punto in cui la risposta a quel “permesso?” sarà “avanti, prego”. Ma quel punto di contatto si trova, a mio avviso, solo cedendo qualcosa all’utenza (un pò del valore del prodotto sotto forma di sconto, una prova gratuita, un contenuto “premium”) o coinvolgendo le persone con l’intrattenimento (torniamo allo storytelling). Questa non è probabilmente la via d’uscita, ma è di certo il punto di sopravvivenza in un momento di grande cambiamento che ci porterà a nuovi modelli, dinamiche e momenti, le conclusioni di “grandi classici” di questo settore forse possono aiutare a leggere il futuro.