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Oggi ho ricevuto un input molto interessante, qualcosa che mi ha fatto riflettere a lungo e del quale vorrei discutere con voi, cari netcitizen! L’input sono le posizioni di due giornalisti in merito alla crisi finanziaria messa in relazione con l’innovazione digitale. Eccole:

VITTORIO ZAMBARDINI
Zambardini fa il funerale al Web 2.0. Parla di fine non intesa come fine del fenomeno sociale in Rete ma come cedimento della struttura finanziaria alla base dell’innovazione tecnologica e delle propulsione creativa di molte aziende. Sostiene che ci preoccuperà di più portare a casa il pane che scrivere su blog e fornire contenuti. Poi, personalmente, credo che la sua tesi un po’ si perda mettendo in relazione il blogging con la crisi finanziaria. Forse, se la prende un po’ troppo con i blogger e con l’informazione user-generated, d’altronde è un giornalista.

LUCA DE BIASE

Luca non è drastico e disfattista come Vittorio Zambardino. La crisi finanziaria porterà i suoi effetti oltre i suoi confini finanziari specifici, anche nel Web 2.0 dove le start-up solitamente prendono vita sulla base di un’idea, di un progetto pur non avendo un modello di business ben preciso. Ciò che dice De Biase, è che è venuto il momento di definire questi modelli di business per garantire un’informazione sincera sulle reali condizioni economiche delle aziende. Parla di piano anti-crisi concreto. Parla di trasparenza, di dati certi e di elaborazione di una strategia di lungo termine condivisa per dare fiducia al mercato.

Non sono un’esperta di finanza, ho solo qualche idea sulla base di ciò che ho letto nei giornali e nella blogosfera. Sono d’accordo con De Biase sulla la necessità di trovare modelli di business più solidi per il Web 2.0 e formulare un approccio più strutturato per un contesto che va definendosi sempre più complesso. Se ne discute da parecchio (segnalo questo articolo di qualche tempo fa che parla proprio dell’incapacità del Web 2.0 di auto-sostenersi economicamente). Ma credo che offrire trasparenza e chiarezza al mercato non sia un’urgenza solo del settore tech, è una necessità per tutti coloro che fanno affidamento al mondo delle banche.
Non credo assolutamente che sia la fine Web 2.0, anche perché l’economia globale gira grazie ad Internet e alle ICT. Penso anche che non sia la fine della creatività e dell’user generated contents. Sarà solo più difficile ottenere capitale, questo significa forse che solo le idee migliori ce la faranno. Questa non è certo la fine ma un inventivo ad un ulteriore miglioramento. Voi che ne pensate?

Per l’immagine: bastet.it