Di Claudia Ferrari, Salsadigitale.net
A fine giugno apprendo, dal Corriere.it, dell’ennesimo ribasso di consumi di pane e pasta dovuti ai rincari del costo del frumento. Dopo circa un mese Repubblica.it pubblica i risultati dello studio della Gfk sui primi 5 mesi dell’anno relativi al pessimo andamento delle vendite nel settore Alta tecnologia.
Sembra tutto molto logico e lineare: con l’inflazione alle stelle calano gli acquisti.
In realtà, leggendo bene i dati relativi al settore tecnologico, si notano due fattori:
1) a causa della concorrenza sui prezzi spesso si vende di più a prezzi minori;
2) calano cellulari, LCD, mp3 e desktop ma re sistono con tassi di crescita anche a due cifre fotocamere digitali, portatili e console giochi.
La dissonanza è abbastanza evidente: il consumatore medio italiano, nonostante problematiche legate alla divergenza prezzi-salari e al tasso di indebitamento allarmante, non rinuncia ad acquisti tecnologici di un certo peso.
Ricordiamo la piramide di Maslow secondo la quale prima si soddisfano bisogni fisiologici e successivamente quelli di protezione, appartenenza, stima e autorealizzazione. Difronte a queste categorie possiamo considerare la tecnologia strettamente legata alla necessità di appartenenza: sia per l’oggetto stesso, come simbolo di benessere, che per la possibilità di utilizzare la rete, condividendo informazioni e fotografie tramite i consciuti canali di socializzazione.
Altro articolo, altro dubbio: “The Atlantic” e il cosnumo discreto. Due studiosi dell’università di Chicago, Kerwin Kofi Charles e Erik Hurst, analizzando la differenza del benessere tra americani di colore e non, si sono accorti e hanno poi confermato, che a parità di guadagni le famiglie afro-americane spendono di più in beni di lusso (gioielli, macchine, vestiti e cura della persona). Per compensare tali uscite vengono fatti sacrifici su voci di spesa quali educazione, assistenza sanitaria, intrattenimento e arredamento. Il tutto allo scopo di dimostrare un’opulenza inesistente.
Non è una novità che grazie al pagamento rateizzato è possibile accedere all’acquisto di beni anche importanti ma mi lascia perplessa l’azione di compensazione su beni primari. Il sistema socio-economico contemporaneo è pronto a sacrificare bisogni fisiologici e di sicurezza per soddisfare il desiderio di appartenenza e di stima.
Penso che si sia radicata un’abitudine alle “vacche grasse” e questo comporta una certa resistenza al cambiamento. Stiamo forse assistendo alla conferma che non si può tornare indietro nel percorso della piramide? E soprattutto: è un trend consolidato o un’infelice convergenza?
Fonti
Corriere.it: “Il pane costa troppo. Crollo dei consumi”
Repubblica.it: “Consumi hi-tech, l’Italia in frenata cellulari giù, salgono i notebook”
The Atlantic: “Inconspicuous Consumption”