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(di Claudia Ferrari, salsadigitale.net)

“Portare un computer in ogni casa” o “organizzare l’informazione mondiale e renderla universalmente accessibile a tutti” non sono slogan ma vere e proprie missioni strategiche, rispettivamente di Microsoft e Google.

Possiamo considerare la stretegia, per un’azienda, un misto tra l’incitamento alla battaglia e un gigantesco e omnicomprensivo Post-it. Breve, anzi brevissima, ma approfondita, diretta ed efficace. La strategia migliore non supera le 35 parole e sintetizza valori, obiettivi e azioni alle quali si devono ispirare tutti i componenti di una società.

Un’impresa più è grossa e articolata più comprende come sia difficoltoso coordinare persone distribuite in molti uffici, magari lontani e con culture, esperienze e credo differenti. La strategia è la “parola d’ordine” che in pochi caratteri è in grado di dipanare diatribe o scegliere tra numerose alternative.

Come detto una buona strategia è sintetica ma per essere ancora più efficace è anche “buona” nel senso di etica. Parliamo di Responsabilità sociale di impresa, argomento già dibattuto anche su marketingarena.it, come “[…] l’integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione strategica d’impresa […]”. I benefici ottenibili sono enormi e vanno dalla fidelizzazione del cliente, fino alla costruzione di una solida e buona reputazione passando da dipendenti motivati e impegnati.

Non è necessario porsi come obiettivo quello di salvare il mondo: dedicare attenzione al cliente e alle sue esigenze, preoccuparsi dei dipendenti e impegnarsi per eccellere sono già ottimi punti di partenza, basti guardare agli esempi citati dalla camera di commercio di Milano sotto l’argomento “Buone prassi di Responsabilità sociale”.

Concetti tutto sommato scontati che si trovano alla base di motti di molte società ma che diventano impegnativi da portare avanti se non trovano una reale corrispondenza nella filofia aziendale. A tal proposito vorrei citare un’esempio tratto da un articolo di Rosabeth Moss Kanter per l’Hardward Business Review. La famosissima Procter & Gamble dichiara tra i suoi valori societari “l’importanza delle persone”: questo principio è stato reso ancor più evidente quando nel 2006 la stessa società si occupò del suo staff di Beirut all’indomani del bombardamento del Libano. La P&G offrì ad ognuno lo spostamento d’urgenza in Egitto estendendo tale possibilità anche alle rispettive famiglie e a 3 componenti della famiglia allargata. Ancor prima di molte ambasciate la P&G riuscì
a provvedere a quanti ne fecero richiesta.

Per chi volesse approfondire l’articolo della Moss Kanter è a pagamento a questo link: