Estate, tempo di riviste e letture rilassanti, e quasi con leggerezza leggo un interessante articolo su “A”, versione rinnovata e devo dire onorevole, del periodico Anna. Guarda caso parla di managment e pone l’accento su una tematica interessante, quella dell’affanno da lavoro o meglio dai tempi morti a lavoro.
Sentendo spesso, di questi tempi, di manager sfiniti chiusi in freddi uffici fino a tarda sera mi sono effettivamente chiesta quale fosse il loro grado di produttività. Non voglio fare la maligna: sicuramente ci sono persone oberate di lavoro che, avendo obbiettivi imminenti ed importanti, ingranano la mancia e li ammiro con tutta me stessa; è lecito però chiedersi se davvero tutti giustificano straordinari da capogiro con impellenze di lavoro.
Una grande azienda ha provato a scoprire l’arcano.
Riporto, con qualche taglio l’articolo: da qualche tempo, nella sede italiana di L’Oreal a Milano, le luci si spengono automaticamente alle 20,30 e non c’è verso di farle rimanere accese, nessuna eccezione, neanche se è in corso una riunione ai massimi livelli. Anzi, la corrente pare venga staccata proprio per dare alle riunioni tempi più veloci, questo almeno è quello che afferma Paola Borromei, direttore delle risorse umane di L’Oreal, divisione prodotti di lusso. L’azienda ha riconosciuto infatti che non sempre alla lunghezza delle riunioni corrisponde infatti una maggiore efficienza, anche i garage della sede, chiudono irrevocabilmente alle ore 21.
La decisione di incidere sulle abitudini dei dipendenti, soprattutto dei manager, abituati a prolungare oltre le 20 l’orario di lavoro è arrivata dopo mesi di consultazioni, avviate già nel 2006 con un sondaggio distribuito a campione tra uomini e donne a tutti i livelli gerarchici della grande azienda francese. Dopo l’indagine affidata ad una società di consulenza, si sono tenuti colloqui individuali, e la sollecitazione a prospettare oltre ai problemi anche le soluzioni.
Tra le varie questioni, è infatti emerso che il problema dei tempi di lavoro era cruciale: l’azienda ha cercato quindi un segnale tangibile e immediato per favorire la gestione del tempo dimostrando che se si vuole raggiungere un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata, non resta che insegnare ad utilizzare bene il tempo in azienda. Tra questo rientra anche un adeguata policy per le mai che non devono appesantire il lavoro.
Chi davvero ha straordinari da fare è costretto a portarseli a casa, ma penso che con una tale gestione sia più facile finire i propri compiti nell’orario di lavoro per poi imparare a rigenerarsi nelle ore libere, se non altro per rendere ancora di più la mattina seguente 😉
Fonte: teatrocassandra.it