Ultimamente, mi sembra abbastanza palese, c’è molta attenzione per il design. Si parla di design sempre più spesso con interesse e fiducia. L’Italia sta spingendo molto in tal senso, giustamente, poiché in quanto a stile e senso del bello non siamo secondi a nessuno: il Made in Italy sta godendo di un periodo d’oro dopo l’appannamento del decennio scorso. C’è una proliferazione di casi d’eccellenza da far impallidire quello proverbiale dei funghi nel sottobosco, dopo una pioggia autunnale.
Qualsiasi prodotto “design-oriented” supportato da un prezzo elevato, a volte davvero esagerato, sembra far la fortuna di chi lo produce. La nostra società sembra pervasa da un’esigenza, reale o solo sbandierata come tale, di stile e personalizzazione dell’oggetto, del packaging e delle forme in generale che si sta diffondendo via via dai prodotti duraturi ai prodotti di massa. Una sorta di “Mini-mania” che ha contagiato il nostro tempo. Ora, chiaramente auspicando che questo processo di ricerca del “bello” continui e trascenda il connubio design-lusso (lo stile si può e si deve applicare anche ad oggetti che non hanno un prezzo fuori-portata per la gente di fascia media: il premium price non deve essere folle o sovrastimato) il mio pensiero a riguardo vuole essere volutamente critico. Non vorrei che la “bolla“ scoppiasse. Quante di queste aziende potrebbero sopportare una crisi economica o un periodo di recessione? Quante realtà salterebbero in caso di congiuntura negativa? Non voglio né fare previsioni di medio termine né mettermi a discernere dello scenario macroeconomico globale, né voglio insinuare che a breve ci sarà una crisi. Lungi da me.

Il mio dubbio è uno e uno soltanto: in caso di crisi cosa potrebbe succedere?

A mio avviso è giusto partire in anticipo e prendersi per tempo. Per questo penso che una buona “marketing division” possa fare la differenza, nell’analizzare le richieste e per portare allo stato dell’arte il prodotto e il processo produttivo. Chiaro, non penso che il marketing possa ergersi a salvatore dell’azienda e tenere in piedi un settore, ma qualcosina di buono lo può pur fare. Mi viene da ridere quando sento parlare di piani di marketing fatti in modo “artistico” o creativo senza una base solida e metodo o di aziende che si vantano di sovvertire le regole del marketing con approcci spacciati per moderni e innovativi quando sono solo esercizi di stile che al massimo possono strappare l’entusiasmo da parte di neofiti, teorici, o studenti (io per primo ho la tendenza ad esaltarmi): è chiaro, finchè le cose vanno bene e il mercato tira niente da dire, tutti sono bravi, quando il vento girerà sarà molto interessante vedere la tenuta di simili metodologie.

Un’attività di pianificazione che dia vita ad un piano di marketing fatto con criterio e serietà può fare la differenza in caso di difficoltà strutturali del business, ma è chiaro che un simile processo non s’improvvisa ed ha basi solide, che durano nel tempo.

Gianluca Marconato per marketingarena