Ricordo che non più di 7, 8 anni fa lessi un articolo su una rivista di automobili in cui si effettuava la prova di una BMW serie 7, la quale era equipaggiata del primo propulsore turbodiesel ad alte prestazioni.
Il tester nella prova lodò l’auto per le prestazioni ottime, dovute al propulsore, in relazioni ai consumi, ridotti rispetto alla cilindrata, ma terminò l’articolo dicendo: “Questa BMW è eccellente, ottima in ogni aspetto: lascia perplessi un solo dettaglio: quanti saranno disposti a spendere oltre cento milioni di lire per aspettare al distributore che un vecchio Ducato finisca di fare rifornimento?”.
Mi era rimasto impresso quest’ultimo dubbio, in quanto anche a me al tempo sembrava alquanto bizzarro immaginare che qualcuno potesse davvero comprare un’automobile del genere: che senso aveva spendere tutti quei soldi per un’auto di rappresentanza diesel?
Oggi la situazione si è quasi rovesciata: il Suv X5 era “in” se turbodiesel, la VW Golf se TDI, idem per Audi, Mercedes, Fiat… Oggi perfino le cabriolet e le sportive vengono equipaggiate con propulsori a gasolio! Vi siete mai chiesti come mai in poco tempo, il diesel da motore “commerciale” è passato allo status di motore di tendenza?
Certo il primo aspetto è di sicuro il miglioramento dei propulsori a gasolio, la cui tecnologia in poco meno di una decade ha fatto passi da gigante: da solo tuttavia non basta a spiegare il successo (in Italia oltre il 50% delle nuove immatricolazioni è diesel) di questa alimentazione. Le grandi Case hanno investito moltissimo in R&D, per implementare le performance dei loro propulsori, ma altrettanto in marketing e comunicazione per far sì che i progressi fossero giustamente portati a conoscenza. Una comunicazione ai fianchi dell’automobilista molto efficace, dato che di messaggio in messaggio ha portato ai risultati sperati tanto che oggi sembra ovvio pensare al diesel come la prima scelta, o una valida alternativa nei confronti del motore a benzina, al momento della scelta nell’acquisto dell’automobile.
Si può ricavare un insegnamento da tale esperienza: lo sviluppo tecnologico, gli investimenti in R&D, la ricerca dell’innovazione spinta vanno benissimo e sicuramente sono fonte di vantaggio competitivo. Ma se questo vantaggio non viene comunicato, il solo upgrade del prodotto o anche un cambiamento radicale di standard da solo non è detto che si faccia strada, anzi. Per molte aziende, specie PMI, questo concetto è ancora fantascienza. Nel loro piccolo, con i mezzi a loro disposizione, dovrebbero sempre cercare di comunicare ai propri stakeholder quanto di buono riescono a produrre, per fidelizzare il cliente, migliorare la relationship con il fornitore e rassicurare le banche!
Gianluca Marconato per marketingarena